L’incapacità di accettare il trascorrere del tempo: possiamo così riassumere il film ed il comportamento di Josh e Cornelia, una coppia di quarantenni interpretata da Ben Stiller e Naomi Watts, all’interno di una commedia che ci fa riflettere sul tempo, ma anche sulla realtà e la finzione e sull’essere “oggettivi” e “soggettivi”, spietati o puri di cuore.
Giovani si diventa è una commedia newyorkese ambientata nella nuova Brooklyn hipster e giovane, dove le modalità narrative e il taglio di alcune scene ricordano l’Upper west side ritratto più volte da Woody Allen e, in piccola parte, soprattutto nella scena della festa ambientata in strada, l’Harlem estiva di Fa’ la cosa giusta di Spike Lee.
Josh è un documentarista in crisi, sia a causa del film che sta girando sia, più in generale, per la sua vita. La moglie Cornelia è una produttrice di film, figlia del famoso regista di documentari Leslie Braitbat, anche lei in crisi di coppia per non esser riuscita ad avere un figlio, a differenza di tutti i suoi amici. La coppia con queste crisi e con i primi malesseri fisici comincia a sentirsi tagliata fuori dalla vita di tutti i giorni; è proprio in questo frangente che Josh e Cornelia incontrano una coppia di giovani ventenni, Jamie e Darbie. Ai loro occhi questi giovani sono puri, felici, entusiasti ed è proprio frequentandoli che improvvisamente si sentono di nuovo importanti. Tra loro nasce un continuo confronto tra vinile e cd, tra il nuovo e il vecchio, dove gli uni sembrerebbero imparare dagli altri. Josh e Cornelia vedono in Jamie e Darbie uno specchio di quello che non hanno vissuto, ma che avrebbero voluto vivere. Più li frequentano e più perdono le amicizie della loro generazione perché non sono più compresi, diventando degli estranei.
Le due generazioni (i giovani e gli adulti) si allontanano dai loro ideali poiché i giovani usano gli adulti per farsi strada nel loro mondo, spietato, difficile ed anche un po’ ingiusto, un mondo che, nonostante l’età, Josh non conosce ancora bene, ma che invece il suocero Leslie ha ben chiaro, vedendo in Jamie, più che in Josh, il suo ideale successore; gli adulti, invece, usano i giovani per riscoprire loro stessi. Questo crea una sorta di scambio non proprio alla pari, dove però non ci sono né vincitori né vinti, e dove ognuno impara qualcosa dall’altro. Già dalla prima scena del film vediamo Josh e Cornelia raccontare una fiaba ad un neonato, figlio di loro amici; da qui si comprende l’idea di incomunicabilità tra generazioni, ma anche le possibilità di apprendimento reciproco.
A fare da filo conduttore a tutto ciò vi è il cinema documentaristico; il documentario è realtà o finzione, è oggettivo o soggettivo? Non sono le domande principali del film, quanto piuttosto uno spunto che il regista Baumbach vuole proporci per un’attenta riflessione sul genere e sulla vita. Gli adulti sono così diversi dai giovani? I giovani crescendo ragioneranno come gli adulti che hanno incontrato? Da vecchi diventeremo come gli adulti che ci hanno preceduto? Tutte questioni che il regista affronta, offrendoci il suo punto di vista, senza però rispondere in maniera integrale, lasciandoci così libera interpretazione.
Olivier Bertholin