Lo schermo si presenta grigio all’inizio di questo film; grigio come la realtà che mette in scena, come il paesaggio desolato che tratteggia, come i personaggi che racconta, ma soprattutto grigio come l’esistenza e la personalità della protagonista, Anna, moglie e madre napoletana, che ha perso di vista ‒ o forse non ha mai contemplato ‒ i volti belli e felici della vita, sempre sospesa tra il peso del ricordo dei dolori infantili e l’oppressione quotidiana di quelli recenti. Miracoli e tragedie della migliore tradizione partenopea: il quartiere difficile, la donna lavoratrice e l’uomo usuraio, la precarietà dei legami familiari, rovinati come lo stucco scrostato delle facciate del condominio; questo è il mondo che ruota attorno a questa figura tenace ma impotente, in un mescolarsi continuo di disillusione ed ingenuità, di sogno ed amaro disincanto, dove ogni luogo è un santuario e una tomba e ogni persona è vittima e carnefice: la doppia anima di chi subisce tutto e “non è niente”.
Per amor vostro è un film che tenta di rivolgersi dritto al cuore dello spettatore, vuole emozionarlo piuttosto che farlo riflettere, cercando di stabilire un vero e proprio legame con Anna e le sue disgrazie; poco spazio per la compassione e la pietà, solo genuina e reale condivisione. Una mozione degli affetti (il titolo consente l’uso di questa espressione) non retorica, una disperata richiesta d’aiuto rappresentata con il linguaggio dei sentimenti: la profonda carica emotiva dei gesti e della musica irrompe sulla scena, assieme all’alternarsi dei colori al bianco e nero, sottraendo alla parola tutta la sua potenza per degradarla a mero strumento di falsità: l’amore, da Anna tanto ricercato, si rivela solo attraverso i movimenti e le azioni; quello promessole a voce le riserverà solo bugie e sofferenze. In questo espressionistico alternarsi di dolori e soddisfazioni, di sconfitte e rivincite, c’è non solo il volto scuro ma ancora combattivo di una donna, ma il ritratto di tutta una società che come lei muore e risorge ogni volta, ad ogni ostacolo, si dispera e spera, combattendo la propria ambiguità, i propri bianchi e neri, di ieri e di oggi, per conquistare quello spazio di luce, quel posto al sole a cui tutti aspirano, che ridona i colori al grande affresco della vita.
di Enrico Zimara