Dalla maschera della commedia dell’arte di Pulcinella, variante meridionale dell’arlecchino goldoniano, nasce questo meraviglioso film dal titolo Bella e perduta, una grande favola cinematografica tanto amara da dover essere raccontata a tutti perché si riferisce alla nostra terra, al nostro passato e presente e alla nostra Italia. Già da subito, come nelle favole, conosciamo i quattro protagonisti: Sarchiapone, bufalo; Tommaso Cestrone, pastore e protettore della reggia di Carditello; Pulcinella, colui che ascolta i morti e parla con i vivi e Gesuino, pastore. E da un mondo a noi sconosciuto, con tanto di incarico protocollato, Pulcinella lascia la sua immortalità per passare al mondo degli esseri umani e degli animali perché ha il compito di accompagnare in una nuova casa Sarchiapone, salvato da Tommaso prima di morire. L’angelo della reggia di Carditello è il pastore esistito veramente, colpito da infarto, durante le riprese, nella notte di Natale del 2013. Per anni ha protetto la residenza borbonica settecentesca, abbandonata nell’incuria delle istituzioni, e utilizzata come luogo di latitanza camorrista, di piccola criminalità e stretta nella morsa delle discariche.
Questo doveva essere solo un episodio del film, ma visto il tragico e improvviso evento, Pietro Marcello insieme a Maurizio Braucci, hanno cambiato la sceneggiatura, arricchendola con una fondamentale parte di finzione dai toni onirici e surreali. Si sono concentrati su quest’uomo che si è preso cura dell’antichità bella e perduta donandogli vita, esattamente come ha saputo dare un’anima al bufalotto parlante. Sarchiapone ci narra la sua storia e ci fa vedere con i suoi occhi cosa succede, attraverso l’uso della voce fuori campo di Elio Germano e delle soggettive.
Si comincia proprio dalla fine, perché già sappiamo che la fuga in corsa del povero bufalo presagisce la sua condanna. I due compagni di viaggio e di sonno, nonché servi, vagano in una natura calma e indifferente, dagli accenti leopardiani, cercando un rifugio sicuro per il bufalo maschio oramai “inutile”, non produttivo, ma sognatore. Spostandosi nella bellezza di paesaggi rurali, alternati a campi lunghi e medi, dove la terra era fertilissima e ora non lavorata e ferita, Sarchiapone immagina un mondo dove l’uomo vola via verso un altro pianeta, mentre la Terra resta agli animali, libera di seguire i suoi cicli e non schiava dell’uomo, sottomessa all’inquinamento e alla distruzione. La macchina da presa si avvicina maggiormente quando si entra in contatto con gli abitanti di quei paesaggi e con Gesuino, il pastore che dovrà vegliare su Sarchiapone.
Con pellicola in 16 mm, principalmente scaduta, materiali d’archivio e una commistione di generi che spaziano dal documentario alla finzione onirica e fiabesca – composta da poesie di D’Annunzio, riflessioni filosofiche, canti popolari e musica classica -, il regista costruisce un’Arte veritiera e un potente grido di denuncia del rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Un lungo percorso alla fine del quale non ci sarà quel che speravano di trovare.
di Alexine Dayné