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Estate '85 1

Estate ’85

François Ozon è un regista eclettico e molto spesso col suo cinema ha riflettuto sulle narrazioni, sul loro senso e sulla loro capacità di rappresentare, o manipolare, la realtà. La finzione del racconto e il reale si mischiano, per esempio, ne Nella casa (2013) e nei suoi tanti piani narrativi, mentre la protagonista del thriller Swimming pool (2003) è una scrittrice che si ispira alle vicende vissute per il suo nuovo romanzo.

Anche il giovane protagonista di Estate ‘85 rielabora, in maniera salvifica e decisiva, la sua vicenda attraverso una narrazione. È un suo racconto infatti a far conoscere agli spettatori la dolorosa storia vissuta, tanto quanto i lancinanti sentimenti alla sua base, motivo che crea la sottile ambiguità inevitabilmente legata alle soggettività che rileggono, ricordano e raccontano un evento. Ambiguità di cui si fa voce Kate, personaggio che pare secondario, ma che in realtà è decisivo nel processo di consapevolezza del protagonista, oltre che involontario agente scatenante della tragedia.

Anche in questo doloroso e denso film, Ozon si conferma un regista, come si dice in gergo, “teorico”, aggiungendo un tassello alle sue riflessioni sul senso delle narrazioni che sono la vera costante della sua variegata filmografia.

A differenza di altri casi – Giovane e bella, per fare un esempio – lo sguardo dell’autore non appare freddo e distaccato, un po’ calcolatore, osservatore dei sentimenti e degli eventi. Estate ‘85 è infatti un film estremamente denso, caloroso ed emozionante.

È la storia di un “coming of age” che è anche un “coming out”, di un travolgente amore estivo e di un’altrettanto potente scoperta della propria sessualità. Siamo dalle parti del Guadagnino di Chiamami col tuo nome e della serie We are what we are:c’è la stessa volontà di affidarsi e abbandonarsi totalmente alla fluidità dei sentimenti e degli stati d’animo. Questo abbandonarsi però, fin da subito, fin dal prologo di questa emozionante e tragica storia di un innamoramento, assume tonalità dark. Lasciano il sospetto le note dei The Cure, gruppo musicale che della cupezza di fondo ha fatto una delle sue stigmate, e lo confermano le prime due sequenze: la prima col protagonista portato in prigione e, soprattutto, la seconda con la gita in barca in cui convivono la minaccia della tromba d’aria in arrivo e dell’incidente, l’apparizione decisiva e salvifica di David.

Fin da questo prologo, Estate ‘85 si presenta come una riflessione sul rapporto tra Eros e Thanatos, amore e morte. Il film di Ozon, che significativamente inserisce nel fuori campo le scene di sesso e di morte, lasciandole intuire come a volersi concentrare sulle loro conseguenze interiori ed emozionali, trova la sua forza proprio nel continuo inseguirsi di questi due opposti che, da sempre nella letteratura e nell’arte, fin dai tempi della tragedia greca o di Paolo e Francesca, vengono affiancati.

Edoardo Peretti

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