Scritto, diretto e interpretato da John Turturro, con un cast d’eccezione – Woody Allen, Sharon Stone, Vanessa Paradis e Sofìa Vergara, tra gli altri – Gigolò per caso è una commedia romantica ambientata a New York. Fioravante (John Turturro), uomo di mezza età che sbarca il lunario svolgendo ogni tipo di lavoro – fiorista, elettricista, commesso, idraulico – entra in combutta con Murray (Woody Allen), ex-proprietario di una libreria e suo vecchio amico: decidono di entrare nel mondo del sesso a pagamento. Murray tiene i contatti e organizza gli incontri per Fioravante.
Gigolò per caso è un film sulla solitudine, sul bisogno umano di condividere emozioni ed esperienze. A fare da sfondo metaforico a questa condizione è l’isolato quartiere ebraico nel quale abita Murray e in particolare l’enigmatica Avigal – interpretata da una splendida Vanessa Paradis –, triste vedova di una rabbino, letteralmente imprigionata nelle sue insicurezze e credenze religiose. Sarà allora decisivo l’incontro, mediato da Murray, con Fioravante, che soltanto con lei farà risuonare davvero l’eco letteraria del proprio soprannome, Virgilio, guidandola verso una nuova consapevolezza di sé, verso una nuova fase della sua vita.
Fioravante è al tempo stesso amatore, psicologo, confessore e amico: ha successo proprio per il suo animo gentile, capace di lasciar sciogliere con delicatezza i nodi dell’animo femminile. Personaggio silenzioso, riempie i silenzi con gli sguardi. Non è però un vero professionista del sesso: il bisogno di affetto, che egli cura negli altri, penetrerà gradualmente nel suo animo, trasformandolo da dentro. Turturro affida agli sguardi questa lieve gradazione che sposta il suo asse dall’erotismo al sentimento.
A bilanciare i momenti più densi del film ci pensa Woody Allen, che interpreta uno spassoso protettore, sposato con una donna di colore in un quartiere rigidamente ebraico. Con la sua solita e inconfondibile mimica, Allen regala alcuni one-liner esilaranti. D’altra parte Turturro attinge a piene mani dall’opera del regista di Manhattan: atmosfera, musiche jazz, conversazioni e parabole romantiche nel contesto urbano richiamano da vicino la poetica alleniana.
Il film presenta tuttavia un certo sbilanciamento tra la componente comica e quella drammatica: si passa infatti, senza soluzione di continuità, dal possibile ménage a trois di Fioravante con due avvenenti signore, allo sciogliersi in pianto di Avigal, dall’affilata parodia del quartiere ebraico ai patimenti d’animo del sensibile gigolò. E’ però proprio questa imperfezione formale, questa ambiguità di tono a dare al film una sua personale atmosfera, riscaldata dalla calda fotografia di Marco Pontecorvo.
Film piacevole e ben recitato, Gigolò per caso, pur senza aggiungere nulla di nuovo al genere della commedia romantica, ci fa entrare in una splendida New York, crocevia di storie e solitudini, accompagnate da un universo multiforme di musiche, dal jazz, alla chanson française, passando per l’italianissima Tu si ‘na cosa grande per me.
Giulio Piatti