L’11 luglio 1995, l’esercito della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina entrò con la forza nella città di Srebrenica, una delle zone dichiarate protette dall’ONU e sotto il controllo di un contingente olandese dell’UNPROFOR. Impreparati e completamente allo sbaraglio, i militari delle Nazioni Unite accettarono ingenuamente di collaborare col generale serbo Ratko Mladić per portare altrove le migliaia di bosniaci musulmani che si erano rifugiati nella base da loro presidiata. L’eccidio di Srebenica, il più grande massacro avvenuto in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, è diventato una delle pagine più nere del conflitto jugoslavo ed è ancora oggi una ferita aperta nella memoria di molte persone che sperano di ritrovare almeno i resti dei propri cari trucidati nel luglio 1995.
Già vincitrice dell’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2006 con il suo film d’esordio, Il segreto di Esma, la regista bosniaca Jasmila Žbanić riprende con coraggio la vicenda di Srebenica per narrarla attraverso gli occhi e il corpo di Aida, professoressa di inglese e interprete per l’ONU, che cerca in tutti i modi di salvare il marito e i due figli da una morte certa. Ispirato alla vicenda del traduttore Hasan Nuhanović che perse tutta la famiglia nella cittadina bosniaca, Quo vadis Aida? è un film asciutto ed essenziale, girato quasi totalmente addosso alla sua protagonista che incessantemente corre per tutta la base ONU scontrandosi a ogni angolo contro la follia della guerra.
Unico punto di riferimento linguistico per i bosniaci rifugiati e sola persona in grado di tradurre le direttive degli olandesi, Aida si trova continuamente strattonata da un lato all’altro per tentare di dare un ordine e un senso a una situazione che si rivela fin da subito senza alcun controllo. Portavoce, per il suo ruolo, delle scelte irrazionali dell’inesperto esercito delle Nazioni Unite, rappresentante di un popolo dato in pasto ai serbi, la donna deve anche fare i conti col proprio lato privato e mettere davanti a tutto l’incolumità della propria famiglia. Novella Mosé che attraversa fiumi di persone per provare a condurle verso un posto sicuro, Aida porta addosso tutta la violenza di un conflitto che vede ex-vicini di casa divisi da un’uniforme o suoi ex-studenti incapaci di aiutarla perché membri di un altro esercito.
In un crescendo che non lascia spazio ad alcuna retorica, Žbanić trascina lo spettatore a vivere coi propri occhi la cronaca di una tragedia evitabile, rimandando il giudizio a chi guarda e limitandosi sapientemente a far parlare le immagini. Immagini che, però, non mostrano mai la morte, lasciata invece ai suoni e al silenzio, come a simboleggiare l’incapacità di rendere visibile un massacro incomprensibile di cui ancora oggi non si conosce la reale entità.
Marco Mastino