Il treno, fin dalla nascita del cinema con i fratelli Lumière, è stato uno dei mezzi di trasporto più utilizzati in film e pellicole fino a diventare, in certi casi, il vero protagonista, come in Come vinsi la guerra di Buster Keaton, L’altro uomo di Alfred Hitchcock o Il treno per Darjeeling di Wes Anderson. Decine sono state le storie nate e narrate in una carrozza e infinite le riprese di corse disperate per afferrare l’ultimo vagone in partenza per cambiare vita.
E a questo filone si inscrive anche Juho Kuosmanen, giovane regista finlandese, con il suo secondo lungometraggio Scompartimento n°6, premiato anche all’ultimo Festival di Cannes con il Grand Prix Speciale della Giuria. Qui chi parte è Laura, una studentessa finlandese stanziata a Mosca che, assieme a Irina, un’intellettuale russa con cui ha una relazione, vuole andare verso il circolo polare artico per vedere i celebri petroglifi, antiche incisioni rupestri situate vicino alla città di Murmansk. Il viaggio, che dura alcuni giorni, però, non andrà nel modo in cui Laura aveva previsto: dapprima Irina cambia all’ultimo idea lasciandola sola per non rinunciare ai suoi eventi mondani e, inoltre, nello stesso scompartimento si trova Ljoha, giovane minatore russo molesto e spesso ubriaco.
Girato come se fosse in pellicola, Scompartimento n°6 ci trasporta fin da subito negli anni Novanta, grazie a colori e luci calde, a immagini “sporche” da videocamera amatoriale. Come la videocamera che Laura porta sempre con sé per fissare i momenti e costruire un personale diario di viaggio. Un viaggio infinito e provante, che lascia molto tempo per riflettere, forse troppo. Gli spazi sono ridotti, i movimenti possibili minimi, viste le dimensioni limitate dello scompartimento, e quando la musica del walkman non riesce più a coprire l’assordante silenzio interiore, allora rimane solo da concentrarsi sulla brusca rumorosità del proprio compagno di cuccetta. Grande bevitore di vodka e accanito fumatore, Ljoha riesce a mano a mano a entrare in sintonia col gelo di Laura portandola, con impaccio e grosse difficoltà comunicative, a farle conoscere una Russia meno salottiera e borghese, eppure fortemente umana.
Quasi un Prima dell’alba in versione russo-finlandese, Scompartimento n°6 si destreggia tra piccoli gesti e ironici dettagli per descrivere l’incontro casuale tra due persone che sono anche due mondi differenti. Intriso di momenti di semplice grazia, il film di Kuosmanen trascina lo spettatore verso altre latitudini, verso altri panorami nei quali è forte e potente lo scorrere delle emozioni.
Marco Mastino