Parigi. È passato un anno dalla terribile notte del 13 novembre 2015, in cui un commando di tre terroristi ha assaltato il Bataclan, uccidendo novanta persone. Eppure, per Céline e Ramón, sopravvissuti all’attentato, il tempo sembra essersi fermato a quella sera e con esso le loro vite, rimaste intrappolate nell’istante in cui il rumore degli spari ha interrotto bruscamente la musica, dilatando irrimediabilmente il tempo di quella notte e comprimendo quello dell’anno successivo, tanto da finire con il confonderli, come significativamente suggerito dal titolo. I due amanti, magistralmente interpretati da Noémie Merlant e Nahuel Pérez Biscayart, provano a reagire ciascuno a suo modo: Céline cerca di riannodare i fili con la propria quotidianità, rituffandosi convintamente nel proprio lavoro di assistente sociale. Ramón, invece, non vi riesce: scoprendosi incapace di tornare alla vita di prima, decide di cambiare lavoro e di iniziare un percorso di psicoterapia. Ma il peso del trauma subito incombe irrimediabilmente ed è destinato ad accompagnare costantemente la quotidianità dei due ragazzi, tormentati da una moltitudine di piccole paure – dai riflessi delle vetrine alla pioggia battente, dal senso di chiuso in un museo alle vertigini in un passo di danza – che li rendono, di fatto, fantasmi nella loro vita e alieni nella loro città. A un anno da quella notte, le loro vite appaiono sempre di più a un bivio e la sopravvivenza della coppia vacilla.
Il regista Isaki Lacuesta attinge dal romanzo Paz, amor y Death Metal di Ramon Gonzalez, per riproporre sul grande schermo un tema a lui caro, ossia la difficile convivenza con ingombranti traumi del proprio passato. Per farlo, questa volta, sceglie di destrutturare il tempo narrativo, mescolando abilmente i ricordi di quella notte con le scene di vita dell’anno successivo, in un contrasto originale in grado di restituire in maniera efficace la percezione dell’impossibilità, per i due protagonisti, di lasciarsi alle spalle l’attentato. Lungo questo asse sconnesso, Lacuesta riesce a far danzare con eleganza numerosi dettagli evocativi, talvolta riservando intensi primi piani ai corpi dei due ragazzi, dai quali lasciar trasparire, attraverso le espressioni e la gestualità, le ansie e le inquietudini. Altre volte puntando l’attenzione su particolari di contesto, come la polvere che si alza dal pavimento del Bataclan, tra i corpi stesi a terra, o le musiche che si sovrappongono. Il risultato è un film raffinato ed intenso, in grado di coinvolgere e far riflettere.
L’opera è stata presentata alla settantaduesima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, ricevendo apprezzamenti dalla critica e conquistando numerose nomination ai Gaudì Awards 2023, dove è risultata vincitrice nelle sezioni “miglior adattamento cinematografico”, “miglior sceneggiatura”, “miglior musica originale”, “miglior colonna sonora” e “migliori effetti visivi”.
Marco Galano