Il racconto dell’ascesa di uno tra gli scrittori più influenti e prolifici del XIX secolo, la storia di un uomo diviso tra l’affetto e il senso di responsabilità nei confronti della propria famiglia e della comunità e un talento artistico eccezionale, tra il dovere e l’etica della professione medica a cui è votato e un infantile, quasi timoroso, tentativo di vivere le passioni e i piaceri della vita: Féret celebra Anton Čechov e ne racconta le dinamiche familiari e personali, cinque anni dopo Nannerl, la sœur de Mozart, a dimostrazione dell’interesse per il cineasta francese nei confronti delle vite di grandi artisti.
Il film prende avvio dall’incontro, centrale nella vita dell’autore, con l’editore Suvorin e con il critico Grigorovič che ne esaltano le doti e lo incitano a dedicarsi alla scrittura, firmando col proprio vero nome le sue opere e assicurando lauti compensi per queste ultime. Scrivere è un’attività inevitabile e spontanea per Čechov, vissuta come un mezzo per garantire condizioni di vita migliori ai genitori, ai quattro fratelli e alla sorella Macha, interpretata da Lolita Chammah, figlia di Isabelle Huppert.
Il film è realizzato con dovizia di particolari scenografici, i costumi e le ambientazioni riproducono l’atmosfera del tempo, la Russia di fine Ottocento, la bravura degli attori è indiscutibile, ma l’opera è forse esageratamente parca di emozioni. Il cuore freddo, che in un dialogo del film lo scrittore ammette di avere, regola la temperatura di buona parte del lungometraggio. L’esperienza segnante, narrata poi in un reportage di viaggio e di denuncia, presso l’isola-carcere zarista di Sachalin, localizzata all’estremo oriente della Russia, nell’Oceano Pacifico a 11.000 chilometri da casa, è frutto di una promessa fatta al fratello perduto a causa della tubercolosi (malattia all’epoca ancora incurabile, con sommo senso di colpa e inadeguatezza da parte del medico di campagna Čechov) ed è la parte del film che offre sfumature più emotive e meno controllate del personaggio che appare spesso schivo e imperscrutabile, ma che, di fronte alle terribili condizioni di vita dei prigionieri, prova orrore e mostra il suo lato più “umano”.
Oltre alla sorella Macha, figura fondamentale di sostegno anche dell’attività letteraria, altre due donne, affascinate dallo scrittore nonostante la sua dichiarata incapacità di amare, toccheranno l’animo di Anton e ne influenzeranno vita e opere.
Gli amanti della letteratura e del teatro apprezzeranno il dialogo tra Čechov e il grande Lev Tolstoj, come quello tra un allievo che si sta per approcciare al mondo e il suo maestro che elargisce consigli e spunti preziosi, così come quello con gli attori della compagnia che stanno provando una delle sue opere più rinomate, “Il gabbiano”. A loro suggerisce di non avere paura della noia, ma anzi di trasmetterla al pubblico attraverso i suoi personaggi, a cui tiene fortemente, forse perché è proprio e soprattutto con loro che la sua vita si realizza in maniera più autentica, sentita e vera.
Loredana Iannizzi