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immagine - locandina

Viaggio in Giappone

Sidonie, scrittrice francese interpretata da Isabelle Huppert, si reca malvolentieri in Giappone per promuovere la riedizione locale del suo fortunato libro d’esordio, L’ombre portée. Un titolo eloquente, che appare perfetto per descrivere il suo stato d’animo. Come si scopre ben presto, infatti, Sidonie porta con sé un fardello di dolore dovuto alla scomparsa, per incidenti d’auto, prima dei genitori e del fratello e, successivamente, anche dell’amato marito Antoine.

Ad attenderla al suo arrivo trova direttamente il suo editore, Kenzo Mizoguchi (interpretato da Tsuyoshi Ihara), uomo un po’ malinconico, alle prese con un matrimonio in crisi (“sono assente e noioso” dichiara candidamente, ammettendo fin da subito la sua imperfezione), che però dimostra una profondità morale e uno spessore intellettuale capaci di portare armonia nell’animo inquieto di Sidonie. Tra i due sboccerà così l’amore, a piccoli passi, mentre attraversano con lentezza (si scorge una precisa scelta autoriale) paesaggi puntellati di ciliegi in fiore, città mistiche (Kyoto) e baie placide. Una terra struggente e mistica, che, quasi magicamente, rimette delicatamente ordine nel puzzle interiore di Isabelle.

Mentre le regala un nuovo amore, infatti, le consente anche di riappacificarsi con il proprio passato irrisolto: per gran parte del film la scrittrice dialoga con il marito morto, che le appare inaspettatamente in diversi luoghi, dando vita ad un dialogo tra anime (in perfetta coerenza con la spiritualità giapponese) che permetterà a Isabelle di ricucire le ferite rimaste aperte a causa del lutto subito.

La regista Elise Girard sembra così volerci suggerire l’importanza di trovare il coraggio di varcare la propria soglia domestica, fatta di rassicuranti certezze e consolidate abitudini, per confrontarsi con l’ignoto e con il diverso, nel quale è possibile trovare una diversa e nuova prospettiva esistenziale. Per farlo, attinge a piene mani dall’immaginario culturale tipico del Paese del Sol Levante, mettendo in scena con studiata lentezza (abbondano le inquadrature fisse e i movimenti di macchina sono ridotti al minimo) un mondo in cui i ciliegi in fiore fanno da sfondo ad anime che dialogano senza curarsi delle barriere, sia che si tratti di quelle culturali sia che si tratti del confine tra la vita e la morte. Il film, girato nel 2023, è stato presentato nelle “Giornate degli Autori” all’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia nel settembre dello stesso anno e distribuito nelle sale italiane a partire da gennaio 2024.

Marco Galano

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