Con La chimera Alice Rohrwacher, autrice dall’incredibile sensibilità e talento, chiude la sua trilogia sulla memoria, iniziata nel 2014 con Le meraviglie e proseguita con il secondo capitolo del 2018 Lazzaro felice. Lo fa realizzando un’opera poetica densa di significati, facendo dialogare tra loro formati diversi, il 35 millimetri, il super 16 millimetri e il 16 millimetri, in un armonico passare dall’estetica naturalistica al video amatoriale, senza scordare il linguaggio fotografico e pittorico.
È certo la dimostrazione di una grande cultura e di una profonda conoscenza del linguaggio cinematografico, che trova ispirazione nel cinema precedente, così come nella letteratura, nella musica e nell’antropologia. Rohrwacher, con quattro lungometraggi, cinque cortometraggi, tre documentari, un’opera lirica e alcune puntate per la televisione ha ormai abituato lo spettatore al suo stile inconfondibile, fiabesco e onirico, elegante e colto, un vero piacere per gli occhi, un balsamo per lo spirito.
Ne La chimera conosciamo Arthur, interpretato dall’attore britannico Josh O’Connor, anche detto “lo straniero”, un ragazzo dotato di un’incredibile capacità che gli permette di percepire dove si trovino le tombe etrusche sepolte sottoterra. Il suo dono è però anche la sua condanna: Arthur è infatti circondato da un gruppo di tombaroli con cui collabora alla ricerca dei reperti e con cui condivide il tempo libero. A loro si aggiungono Italia, ragazza portoghese al servizio di una stupenda Isabella Rossellini nei panni di Flora, mamma di Beniamina, il perduto amore di Arthur, e Spartaco, sempre pronto ad acquistare i loro bottini. Tutti, in cuor loro, inseguono una chimera. Denaro, potere, libertà, sublimazione dell’arte o amore. Nell’immaginaria Riparbella, la realtà si confonde con il sogno e l’onirico sembra diventare esso stesso un protagonista del cinema di Rohrwacher, quasi a ricordarci di non prenderci troppo sul serio, a spronarci nel ricercare la bellezza in ogni cosa. La storia è esaltata dalle musiche scelte, che si integrano tra loro sottolineando i passaggi dell’opera e il contesto naturalistico della Tuscia.
Il film, presentato in concorso alla 76ª edizione del Festival di Cannes per la Palma d’oro, ha circuitato in numerosi festival internazionali conquistando l’approvazione della critica. Sentimento che non stupisce. Rohrwacher è un’autrice capace di emozionare e commuovere, esaltando il piacere della visione in sala. Ogni sua opera è un’opportunità per immergersi in un mondo fatto di bellezza, gusto e raffinatezza, che non rasserena per il solo piacere di evadere, ma che porta la ricerca a un livello superiore di consapevolezza con uno stile iconico e soave.
Valeria De Bacco