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Ammore e malavita – Manetti bros

Negli ultimi anni, il cinema e la serialità hanno educato lo spettatore ad una visione della violenza sempre più realistica: liberata dai filtri che ne edulcoravano gli effetti proteggendo l’emotività, appare ora in tutta la sua crudele e spietata efferatezza. In un tale contesto, nessuna tematica meglio della criminalità organizzata poteva offrirsi quale terreno di sfida per registi ed autori. Si pensi all’universo intermediale di Gomorra e Suburra, i quali, nati dal genio letterario di autori del calibro di Saviano e De Cataldo, hanno saputo conquistare un pubblico enorme nelle loro molteplici e intraprendenti forme. Ammore e malavita, come prima di lui aveva saputo fare il capolavoro di Pif La mafia uccide solo d’estate – anch’esso nato nelle vesti di film e poi trasformato in serie televisiva – sceglie di affidare un argomento così serio e importante alla comicità, regalando al suo pubblico una di quelle opere difficili da dimenticare.

A metà tra il musical e la commedia romantica, il film riprende la sceneggiata napoletana classica e strizza l’occhio al Molière dei qui pro quo, calibrando magistralmente elementi derivanti dalla tradizione popolare con aspetti del musical moderno e del cinema d’azione. Lo stile dei Manetti Bros è inequivocabile: tutto è calibrato e diretto con fine ironia, volto a decantare la bellezza del genere – anche se in questo caso sarebbe più opportuno dire dei generi – che attraverso i molti stereotipi proposti si fa portavoce di un universo complesso ed inafferrabile, quello di una Napoli sfaccettata, contesa tra la malavita e la purezza dei sentimenti. Travolgente ed emozionante, il film offre al tempo stesso molteplici spunti di riflessione, coinvolgendo con la positività del proprio messaggio e dimostrando che si può parlare del male pur scatenando risate, senza per questo mancare di rispetto alla propria missione.

La forza del film poggia anche sul proprio cast, capace, pur non facendone una macchietta, di trasformare ogni personaggio in uno stereotipo al quale affezionarsi. Tra tutti, spiccano le due coppie di antagonisti ed innamorati: Carlo Buccirosso e Claudia Gerini, che non si lascia influenzare dall’eredità lasciata dalla Donna Imma di Maria Pia Calzone in Gomorra – La serie e dà vita a un personaggio carico di energia, cafone al punto giusto, e per questo perfetto in ogni dettaglio, da un lato; Giampaolo Morelli e Serena Rossi dall’altro, che già avevano collaborato con i Manetti Bros nell’Ispettore Coliandro e in Song’e Napule. A questi ultimi protagonisti si devono due delle più belle ed emozionanti canzoni di tutto il film, che farà ridere, emozionare e riflettere il pubblico in sala, stupendolo con colpi di scena inattesi. Presentato alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha gareggiato per il Leone d’oro al miglior film, si aggiudica diversi premi e menzioni, confermandosi quale esempio di commistione perfetta di generi e trionfo di sperimentazione.

di Valeria De Bacco

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