Hollywood 1951: una voce fuori campo ci presenta Eddie Mannox, incaricato da una grande casa di produzione cinematografica di risolvere le situazioni potenzialmente scomode che potrebbero intaccare il nome della società o delle loro star. Seguiamo così Eddie tra i diversi set per scoprire il doppio volto del cinema, a tutti gli effetti un mondo a parte, mentre gestisce i piccoli problemi di tutti i giorni e cerca di risolvere il mistero della scomparsa della star Baird Whitlock, rapito da un gruppo di comunisti autoproclamatosi “il Futuro”.
Ave,Cesare è un film impossibile da catalogare ed è questo a renderlo un’opera tanto intrigante. I Cohen giocano con i generi e con i toni, passando dal film noir alla commedia, dalla satira al dramma in maniera fluida e capace. L’obiettivo dei registi è quello di parlare del cinema attraverso il cinema stesso e quale luogo migliore per rappresentare ogni lato, positivo o negativo che sia, di questo mondo se non nel momento in cui ha raggiunto il proprio apice? I set della Hollywood nel suo periodo di massimo splendore diventano così anche teatro di sotterfugi e inganni dove niente è come sembra.
Il tema del doppio è infatti il perno centrale della storia, palesato ad esempio attraverso i personaggi delle due giornaliste gemelle in costante competizione ma anche rappresentato dall’intero film: i Cohen stessi in quest’opera giocano un doppio ruolo, contemporaneamente narratori e personaggi. Perché è vero che a un primo impatto può sembrare che i registi si prendano gioco del mondo patinato di Hollywood, dove tutto è creato a tavolino e dove le star si creano e distruggono a comando, ma è soprattutto il mondo di cui loro fanno parte e di cui anch’essi hanno dovuto, seppur in maniera certamente anticonvenzionale, accettare le regole.
Ave, Cesare è il tributo dei Cohen al mondo del cinema, il luogo in cui ogni storia può essere raccontata, dove anche il personaggio più improbabile trova il proprio spazio. Ci regalano così una delle loro opere più complesse e stratificate, fatta di gag e momenti più introspettivi e numerosi ammiccamenti alla storia meno conosciuta della Hollywood anni ’50, luogo in cui molti outsider hanno trovato il proprio spazio al di fuori del moralismo della società americana di quegli anni. Una commedia dai toni spesso surrealistici che ha diviso critica e pubblico, forse proprio per la smisurata quantità di informazioni, situazioni e personaggi che presenta, ma è quando un film riesce a fare discutere così tanto che capiamo di trovarci di fronte ad un’opera da non perdere!
di Alessia Gasparella