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Burning, L’amore brucia – Lee Chang-dong

Selezionato per rappresentare la Corea del Sud come miglior film in lingua straniera agli Oscar 2019, Burning – L’amore brucia è basato su Granai incendiati di Murakami e s’ispira a Barn Burning di Faulkner dove, in entrambi, l’eredità paterna è il rancore che attanaglia il cuore. Jong-su è un giovane di umili origini che fa il fattorino a Seul, benché si stia preparando per tornare a Paju, non distante dal confine con la Corea del Nord. Un giorno incontra Hae-mi e i due escono insieme qualche volta. Al ritorno da un viaggio, la ragazza non è più da sola: ha conosciuto Ben, un giovane ricco e misterioso.

All’inizio Hae-mi fissa Jong-su, ma il suo sguardo non viene ricambiato. Lee Chang-dong osserva la realtà e i personaggi, ma dimostra come le coordinate per mezzo delle quali ci orientiamo si facciano impalpabili. Nel continuo spaesamento, Jong-su non si sente mai a proprio posto, è spesso perplesso e goffo. Ben è sicurò di sé, emana quel tipo di serenità di chi non ha mai dovuto faticare per guadagnarsi da vivere. Il protagonista, vista l’enigmaticità della carriera di Ben, lo definisce un “grande Gatsby coreano”. Due giovani vicini e lontani, diversi per condizione economica e per modo di essere, in grado di rappresentare tutte le contraddizioni sociali della Corea del Sud. Soprattutto quelle di una generazione arrabbiata, termine usato da Chang-dong Lee per descrivere il più complesso stato di afflizione di un Paese pieno di conflitti interni ed esterni. Un racconto introspettivo e fuorviante che da un illeggibile microcosmo vuole disvelare un più evidente macrocosmo.

Per Jong-su “il mondo è un enigma”, quasi a voler significare che senza una reale comprensione della realtà circostante sia per lui difficile portare a termine il romanzo. Però la rivelazione di Ben di ardere le serre abbandonate diventa l’inizio di un’ossessione corrosiva. Jong-su si identifica nella storia così tanto da sognare lui bambino mentre assiste al rogo di una serra, mescolando un suo ricordo d’infanzia al segreto di Ben. Dopo la danza sulle note di Ascensore per il patibolo di Louis Malle, Hae-mi si smaterializza come il suo gatto (metafora della solitudine). Jong-su indaga sul passato di Hae-mi, pedina Ben, posseduto dalla volontà di scoprire la verità. Il protagonista s’improvvisa detective come gli scrittori di Auster: più penetrano nella vita dell’altro, più perdono il contatto con la realtà disintegrando la propria identità. Egli riesce a trovare se stesso annullandosi, abitando luoghi altrui, aderendo all’Altro da sé.

Burning passa dalla storia d’amore (omaggio al Jules e Jim di Truffaut) e dal ritratto di una generazione a cui sono state tolte le radici a un thriller. A otto anni dal delicatissimo Poetry, il regista coreano esplora ancora una volta il senso e i misteri della nostra esistenza. La discrepanza delle classi sociali nella Corea di oggi e nel resto del mondo, il sogno e il desiderio, il mistero e la rabbia ma soprattutto la vita e la morte.

Alexine Dayné

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