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Cuori puri – Roberto De Paolis

Cuori puri è la storia di Agnese e Stefano, due universi che la vita porterebbe a non incontrarsi mai, ma che invece il destino ha deciso di far scontrare l’uno contro l’altro. Da quel momento, dallo sguardo intenso con cui riescono a comunicare molte più cose di quanto non sappiano fare le parole, le loro realtà, così irrimediabilmente lontane, iniziano ad intrecciarsi, sottomesse alla forza della passione che li unisce e al sentimento d’amore che li lega. Agnese ha diciotto anni e vive insieme alla madre, una donna timorata di Dio che la inizia ai valori virtuosi del cattolicesimo più bigotto, tra cui il rigoroso rispetto della castità prematrimoniale, mentre Stefano è un ragazzo che da venticinque anni vive il mondo, quello vero e crudo, dei quartieri poveri di periferia. Costretto a impegnarsi in lavori umili e mal pagati, Stefano si ritrova immischiato nelle tristi dinamiche che, nutrite di odio e razzismo, vedono confrontarsi quella fetta del paese per cui “prima gli italiani” con bande di rom per nulla idealizzate. Dall’altro lato della medaglia, Agnese e sua madre, che invece fa volontariato e si prodiga per il benessere dei più deboli.

Nel cinema di Roberto De Paolis, che con Cuori puri offre al suo pubblico un’opera prima intensa e magnetica, apprezzata e applaudita nell’ambito de La Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, tornano protagoniste della scena le periferie romane, emblemi di quell’abusivismo edilizio e quel degrado umano che negli anni del neorealismo avevano offerto tanti spunti a registi engagé del calibro di Pasolini. Da qualche anno a questa parte, il cinema italiano torna a puntare lo sguardo alla condizione dei sobborghi che circondano la capitale, dando vita ad opere di infinita bellezza come Non essere cattivo, ultimo e meraviglioso film di Claudio Caligari, Suburra, tratto dall’omonimo romanzo nato dalla penna di De Cataldo e Bonini, e il fortunatissimo Lo chiamavano Jeeg Robot, diretto da Gabriele Mainetti. Il film di De Paolis riesce ad inserirsi in questo interessante filone, che tocca anche i festival cinematografici più importanti, senza tuttavia scadere nella retorica, ma anzi superando i leitmotiv che caratterizzano l’opinione pubblica dell’ultimo decennio e offrendo così al discorso condiviso con i colleghi la propria personale visione.

Forse memore del precedente La ragazza del mondo, che già si interrogava di fanatismi religiosi e degrado socio-economico, Cuori puri non cede mai all’enfasi del racconto, preferendo a quest’ultima l’equilibrio di forma e contenuto: gli stereotipi non trovano spazio in quest’opera che sceglie di mostrare la realtà per quella che è, senza troppi buonismi o viceversa senza alcun semplicistico preconcetto. Grazie alla scelta di una regia asciutta, De Paolis può raccontare una storia particolare, che al tempo stesso diventa portavoce di una condizione esistenziale universale, quella di due “cuori puri” che, come ogni uomo nel mondo, stanno cercando l’amore.

di Valeria De Bacco

 

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