Secondo adattamento cinematografico – dopo la versione realizzata da David Lynch nel 1984 – del primo romanzo della saga omonima di Frank Herbert, Dune narra della guerra ingaggiata dalla casata Harkonnen contro la dinastia degli Atreides, entrata in possesso, per concessione dell’Imperatore, di Arrakis, feudo storicamente governato dagli stessi Harkonnen e pianeta strategico per le sorti politiche ed economiche dell’Impero, poiché da lì proviene la Spezia, sostanza che permette il viaggio interstellare.
L’apparentemente rapida e trionfale ascesa degli Atreides – il duca Leto, interpretato da Oscar Isaac (attualmente presente sul grande schermo con il film Il collezionista di carte e in tv con Scene da un matrimonio) e il suo giovane erede, Paul, interpretato dall’ormai molto acclamato Timothée Chalamet (Un giorno di pioggia a New York, Piccole Donne) – ovvero dei nuovi signori di Arrakis, si risolve in verità in una altrettanto rapida e rovinosa caduta: il duca cade vittima di una congiura capeggiata dall’Imperatore e dal barone Vladimir Harkonnen, mentre il figlio Paul e sua madre, la strega Bene Gesserrit Lady Jessica, interpretata da Rebecca Ferguson, sfuggiti alle milizie del barone, troveranno provvidenzialmente rifugio presso i Fremen, gli abitanti di Arrakis. Questo susseguirsi di eventi permetterà dunque ai sogni premonitori del giovane Paul di prendere, col passare del tempo, più corpo e acquistare progressivamente maggiore significato, al pari di tracce sempre più chiare di un futuro già scritto, per sé e per il destino di tutto l’Impero.
Il film – indubbio concentrato di bravura fotografica e scenografica – possiede in realtà un unico merito fondamentale, tale da far perdonare anche alcune lentezze e staticità che si presentano nel corso della narrazione: essa è esattamente ciò che pretende e reclama essere, vale a dire un’opera autonoma e non un semplice remake. Liberatasi dello stile espressionista e antiepico di Lynch, la storia di Dune sorge, con la regia di Villeneuve (famoso per aver realizzato lungometraggi di rilievo internazionale quali Blade Runner 2049, Arrival, Sicario, Prisoners e Incendies), a vita nuova, acquistando – in stretta continuità con l’originale versione letteraria – nuovo vigore, con atmosfere cariche di un pathos e una solennità degni della tolkieniana/jacksoniana famosa saga de La compagnia dell’anello.
Dune è stato presentato in anteprima mondiale all’interno della sezione Fuori Concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia e, ad oggi, ha incassato più di 200.000.000 dollari in tutto il mondo.
Enrico M. Zimara