Nel 1970, Elvis Presley si presenta davanti ai cancelli della Casa Bianca con una lettera che deve essere consegnata al Presidente degli Stati Uniti d’America in persona, questione di sicurezza nazionale. Nella lettera parla degli eventi che stanno portando alla rovina del paese (la droga, l’alcool, i Black Panters e anche i Beatles) e chiede un incontro con il presidente per diventare un agente infiltrato della narcotici: il paese ha bisogno del suo aiuto e il Re è pronto a fare la sua parte. Nixon invece è poco disposto a venire incontro a questa follia, ma il suo indice di gradimento tra i giovani è pericolosamente basso e questa potrebbe essere una buona occasione per passare per il presidente amico niente meno che del Re in persona.
Liza Johnson porta sullo schermo uno degli eventi che hanno maggiormente suscitato la curiosità popolare. Infatti, se da una parte si sa dell’effettivo incontro tra il presidente ed Elvis e si conosce il contenuto della lettera che l’artista ha consegnato alla Casa Bianca, dall’altra non si hanno registrazioni o trascrizioni di ciò che i due uomini si sono detti durante il loro incontro, avvenuto qualche mese prima che Nixon decidesse di installare i microfoni nella stanza ovale. Elvis & Nixon racconta quindi quel famoso giorno, bizzarro anche per gli standard della Casa Bianca, e immagina come i due uomini, abituati ad essere serviti e riveriti, possano essere riusciti a mettere da parte il loro ego per parlare apertamente della loro visione del mondo.
La regista cerca anche di raccontare qualcosa di più sui due personaggi, lasciando trasparire da un lato il senso di solitudine e l’inizio del declino del Re, che sarebbe morto di overdose da barbiturici qualche anno più tardi, e dall’altra l’arroganza di un presidente che credeva di poter risolvere, tra le altre cose, un conflitto come quello tra l’Iraq e la Siria in qualche settimana. Seppure questi aspetti siano appena accennati, la regista riesce comunque a regalarci il ritratto di due dei personaggi più iconici della storia contemporanea in maniera sagace e molto umana, ma allo stesso tempo comica, perché in fondo certi estremismi del culto della persona (ben rappresentato nel momento in cui gli assistenti dei due personaggi spiegano come bisogna comportarsi in presenza dei loro rispettivi capi) finiscono per suscitare ilarità più che riverenza e mostrano come spesso non siano altro che sintomi di un personaggio costruito a tavolino.
Il risultato è una commedia dolceamara ben riuscita, uno scontro tra titani con due attori del calibro di Michael Shannon e Kevin Spacey che già da soli sono garanzia di un film all’altezza delle aspettative.
di Alessia Gasparella