Protagonista di Giorni d’estate è Alice Lamb, donna che non ama la socialità e vive in una cittadina del Kent in una casa lontana dal resto degli abitanti, che la chiamano strega e pensano sia una spia nazista, mentre fuori infuria la Seconda Guerra Mondiale. Il suo carattere duro è messo alla prova quando le viene affidato Frank, un ragazzino sfollato per sfuggire ai bombardamenti di Londra, con il padre aviatore. Inizialmente Alice è riluttante ad accoglierlo, lo vede solo come un impiccio ed è pronta a disfarsene entro una settimana. Frank si rivela però acuto e intelligente e tra i due nasce pian piano una certa complicità che lo porterà ad aiutarla nel suo lavoro. Alice è infatti impegnata nello studio di miti e leggende del folclore con l’obiettivo di trovarne spiegazione scientifica. Facendo leva sugli espressivi paesaggi costieri del Kent (in particolare quelli di Dover) in cui i due si recano e che sembrano sovente elevarsi dalla realtà terrena, il film mette in scena una dimensione sospesa e fiabesca.
Questa contrasta dunque con le ferree convinzioni di Alice che, all’inizio, non vuole cambiare idea, continuando a rivendicare come tutto si possa ricondurre alla razionalità. Frank cerca invece di credere ancora un po’ alla magia, provando a persuadere anche la donna. Se lo spettatore può facilmente propendere verso la prima prospettiva, sorprendentemente la regista considera anche la seconda, lasciando affiorare alcuni segnali e mantenendo così la questione in sospeso. Perché, in fondo, non possiamo credere all’esistenza della Terra d’estate (la Summerland del titolo originale), il paradiso per i pagani, che si dice appaia qualche volta nel cielo quando un morto vuole comunicare coi vivi? In questo modo, la storia riesce a incastrarsi perfettamente nel contesto storico in cui è ambientata: avere fede nel mito diventa ancora più cruciale col conflitto in corso, strumento per cercare delle risposte, per intravedere un raggio di luce nel grigiore della realtà in cui si ritrovano Frank e Alice. Dramma lieve con un approccio molto intimistico, Giorni d’estate riesce dunque a trasmettere efficacemente i sentimenti profondi dei personaggi. Dalla condivisione di spazi ed esperienze, di entrambi emergeranno dubbi e insicurezze, che impareranno ad accettare. Il film dunque invita a non chiudere la propria mente con dogmi e chiodi fissi, ma a lasciarla aperta a nuovi orizzonti, alle idee degli altri, possibilità di crescita e confronto.
Luca Sottimano