Il cinema per Philippe Garrell è, ancora una volta, una questione di famiglia. In uno dei rari titoli a colori della sua corposa filmografia, torna a dirigere il figlio Louis, accanto al quale troviamo la sorella Esther e la sorellastra Léna.
Il grande Carro ha a sua volta come protagonista una famiglia: quella di burattinai composta dai fratelli Louis, Martha e Lena, dal padre e dalla nonna. Insieme, formano una compagnia con cui mettono in scena spettacoli per bambini. Durante una di queste rappresentazioni, il padre accusa un ictus: la sua morte lascerà soli i figli, chiamati dunque a decidere il futuro della propria attività. Facile vedere uno specchio tra la dimensione narrativa e produttiva dell’opera, anche nel suo tema centrale: il dibattito tra il rimanere ancorati alle tradizioni della propria arte e la necessità di un ammodernamento per stare al passo coi tempi.
La storia, attraverso il gruppo di protagonisti, presenta tutte le posizioni in campo, tra chi parteggia per una scelta e chi per l’altra, e chi invece ha già deciso di abbandonare tutto per dedicarsi al teatro. La macchina da presa, spesso fissa in campo medio, dà spazio nell’inquadratura a tutti i personaggi presenti in una scena, registrando il naturale fluire delle conversazioni.
Dal canto suo, Garrell sa da che parte stare: il suo cinema passa intere stagioni (il suo primo lungometraggio, Le Révélateur, risale al 1968) conservando immutate le proprie coordinate senza perdere smalto. La sua opera più recente ne conferma dunque la capacità di ritrarre personaggi e scorci quotidiani con una notevole intimità, che non scade mai nel melodrammatico. Anche nei passaggi più duri, Il grande carro è pervaso da malinconia, ma mai da pessimismo, i lutti vengono stemperati e le facili lacrime evitate, per giungere a un finale inaspettatamente lieto.
Amori e odi, litigi e riappacificazioni si susseguono sullo schermo: Il Grande Carro sembra parlare solo di aspetti di poco conto, quando in verità scava nel profondo di cose che ci toccano tutti. Documentario su un mestiere in via d’estinzione, testimonianza di un cinema al giorno d’oggi tanto raro quanto ancora pregnante.
Il grande carro, dal titolo originale Le grand charriot, è il vincitore dell’Orso d’Argento per la Miglior Regia alla 73ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino 2023, tenutasi dal 16 al 26 febbraio.
Luca Sottimano