Oscar è un avvocato cinico e senza scrupoli che vive per mezzo di truffe ai danni del prossimo, mentre Armando è uscito da poco di prigione, avendo scontato una pena ingiusta, conseguenza di quel suo animo troppo onesto e sensibile. L’incontro tra i due all’interno di un bar di fronte alla casa di Oscar – dove si svolgono tutti i suoi imbrogli – sarà l’occasione di un guadagno per l’avvocato, pronto a fingere di esser stato morso dal cane innocuo e arruffato di Armando per intascarsi un bel po’ di soldi. Quando poi Oscar scoprirà che Armando ha scontato ingiustamente molti anni di carcere, intravede la possibilità di ottenere un cospicuo risarcimento a causa dell’enorme errore giudiziario commesso.
Nella relazione fra Armando e Oscar, dove il cane fa da tramite, simbolo dell’amicizia, fedele e senza riserve, così come nella descrizione di una crisi economica che bussa alla porta di un caffè un po’ parigino in cui non entra quasi nessuno, troviamo la verità dei sentimenti. Con titoli di testa animati, il siciliano Ciprì realizza – a due anni dal riuscito È stato il figlio – un nuovo film, senza lo storico collaboratore Franco Maresco. Intravediamo una certa cupezza tipica della poetica di Tim Burton, ma con una costruzione grottesca dei personaggi che ricorda film come Delicatessen e Il favoloso mondo di Amélie.
La buca è una coinvolgente commedia dai toni quasi favolistici che possiede tutti gli elementi tecnico-artistici per andare oltre i confini nazionali. Daniele Ciprì riprende quel suo tono “grottesco” per parlare di esistenze disagiate all’interno di un’instabilità sociale lacerante che miete continue ingiustizie. Qui si incontrano e scontrano due esistenze opposte, carnefice e vittima di uno stesso sistema sociale, incarnato da quattro “uomini della legge”, tanto disinteressati al processo quanto schiavi di una partita di calcio.
All’interno di una realtà incorporea, resa ancora più desolata da una fotografia che tende al bianco e nero, la prima parte, dove la presentazione dei personaggi prende tutto lo spazio, risulta più debole, mentre dalla seconda metà in poi l’iperrealismo grottesco, la metafora e il caos esistenziale dei protagonisti trasportano tutti verso una conclusione capace di conferire alla storia il suo significato umano e morale. Daniele Ciprì convince ancora una volta, avvalendosi del supporto di una coppia di protagonisti affiatati nella loro dissonanza esistenziale: un insolito Sergio Castellitto in un’interpretazione nevrotica, affiancato dalla bonaria rassegnazione dell’Armando di Rocco Papaleo. Forse il regista ha dato troppo rilievo ai suoi due attori-macchiette più che al resto, dimenticando che i nomi della grande commedia all’italiana di cui intende ereditare la lezione prestavano un’attenzione quasi maniacale alla trama. La Buca si ritaglia comunque uno spazio unico nel panorama cinematografico attuale.
Alexine Dayné