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La corte – Christian Vincent


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La sciarpa rossa ben annodata sopra il bavero del cappotto, il luccichio purpureo della toga con l’ermellino: colori che disegnano e danno forma all’eleganza e alla sobrietà del giudice della corte d’Assise di Saint Omer Xavier Racine. Cortese nei modi, anche se forse un po’ troppo formali, paziente e sempre composto durante le udienze; apparentemente niente sembra impressionarlo o scalfirlo nella sua integrità e solennità professionale, al punto da essere soprannominato “magistrato a due cifre” perché è difficile che le vittime dei suoi verdetti scontino meno di dieci anni di reclusione. In verità, il film ha cura di rivelarci sin da subito anche il lato più intimo, altrettanto timido e composto, di quest’uomo, stillando con cura dettagli e particolarità che lo compongono: dalla gestualità decisa ma trattenuta, che tradisce un’emotività decisamente tenuta a freno, alla naturale benevolenza con la quale si lascia zittire dalla domestica, che stride con la fredda formalità riservata ai suoi colleghi e sottoposti.

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Questa doppia modalità di rapportarsi al mondo pare mantenere il suo equilibrio e la sua ragione d’essere fino a quando non va a scontrarsi con un elemento che ha la forza e la capacità di infrangere i confini fino ad ora così recisamente divisi dallo Xavier-giudice allo Xavier-uomo: una donna del suo passato riappare improvvisamente come membro della giuria popolare del processo per omicidio cui deve presiedere. La corte propone il ritratto di quest’uomo serio e paludato che decide di lasciar emergere in sé quella passione, ancora flebile e impaurita, che non aveva saputo ascoltare un tempo. La-corte1Le espressioni del volto dell’attore aiutano a dare spessore e movimento all’ imbarazzo e alla moderata eccitazione che tormentano i gesti e i pensieri del protagonista, dando così un volto originale ed inconsueto alla figura dell’innamorato, non un Romeo trepidante ed infuocato ma un integerrimo uomo di legge che per proporsi usa nientemeno che la devastante irruenza di un sms. In effetti, il rapporto tra i due potrà riprendere e trovare nuova linfa solo nel contesto familiare e rassicurante dell’aula di tribunale, decisamente atipico nido d’amore, nel quale si consuma un metaforico matrimonio celebrato in punta di diritto, dove officiante e convenuto vengono irrimediabilmente a coincidere: l’ermellino, benché  innamorato, non abbandonerà mai le spalle del giudice di corte d’Assise Xavier Racine.

di Enrico Zimara

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