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L’attesa – Piero Messina

50683Il corpo seminudo e senza vita di un uomo ruota armoniosamente su sfondo nero e il volto di una donna con il velo si avvicina al dettaglio dei piedi del crocifisso, sancito da un bacio. Da questi due quadri si intuisce già un’estrema composizione formale, altri se ne susseguono e si chiudono con dissolvenza in nero: il funerale, la donna con le lacrime sul viso e il dettaglio di scarpe con il tacco alto e nero. Anna, la stessa donna che piangeva, è distesa e rannicchiata sul suo letto al buio mentre Pietro, il suo servitore fedele inchioda dei teli neri sugli specchi delle pareti dell’immensa abitazione siciliana.

Senza l’utilizzo di voce e dialoghi, la pura visione ci porta a conoscere che questa donna, addolorata nel suo silenzio, ha subito la profonda perdita di qualcuno. Una presenza che, all’interno della casa, sembra ancora respirare attraverso l’immagine di un filo che si muove appena sotto la sedia e rimanere attaccata alla vita, all’esterno, per mezzo di un tappetino gonfiabile che aleggia. Pietro chiuderà definitamente la portafinestra ed eliminerà ogni possibilità animista che si sviluppa dagli oggetti, ma saranno i luoghi, i veri protagonisti della prigione e dell’ombra per l’uomo.

Dalla morte alla vita e dal nero al bianco: ecco che cosa e con grande stile cinematografico, ci vuole continuamente mostrare fin qui l’opera prima di Piero Messina. Dopo circa otto minuti dall’inizio del film, Anna (una magnetica Juliette Binoche) riceve una chiamata e, magistralmente illuminata da una luce, esattamente come poco fa era continuamente velata dall’oscurità, sembra ritornare alla vita.

Juliette Binoche. "The Wait" ("L'Attesa"). Director Piero Messina. Indigo Film

Finalmente la musica si sprigiona e l’esistenza scorre su una passerella mobile che porta i passeggeri da un punto ad un altro come Cheyenne in This Must Be the Place (omaggio esplicito al suo maestro Sorrentino) e in questo caso, Jeanne, la fidanzata francese, mentre da contraltare un bambino corre sul posto forse perché ha bisogno di guardare, come il regista torna all’infanzia e fa ri-nascere una Sicilia degli anni Duemila, paesaggisticamente inedita e legata a tradizioni assai antiche: la processione pasquale in notturna per le vie del paese è una potente metafora di morte e resurrezione del figlio perduto e della via crucis di una madre in lutto.LAttesa

Dal corpo esanime dell’inizio si passa al bellissimo corpo giovane della ragazza spiato e accolto dalla madre che tace dell’accaduto e per cui la verità si fa più sopportabile, permettendole di perpetuare il ricordo del figlio scomparso e nutrirsene prima del distacco finale. L’avvicinamento graduale delle due protagoniste le porta a conoscersi, confrontarsi e a diventare complici l’una dell’altra inconsapevolmente, trovando nella lingua francese il loro personale canale di comunicazione per sentirsi protette in una terra per loro straniera.

Un film incentrato su un’Assenza che si colmerà di volta in volta di nuove presenze proprio perché si ha sempre il desiderio di immaginare quel riflesso che non esiste più e di poterlo ri-costruire.

di Alexine Dayné

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