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Le vele scarlatte

Regista da sempre affascinato dall’intrecciarsi tra realtà e fiaba, artigiano dell’immagine che fonde materiali d’archivio a riprese inedite, Pietro Marcello è un cineasta italiano dal percorso personale unico e profondo. La sua filmografia alterna veri e propri documentari tout court, come Per Lucio dedicato a Dalla, a opere in cui il confine tra finzione e reale si rivela molto labile. A questo secondo filone appartiene Le vele scarlatte, primo film di produzione francese del regista campano, che ha aperto nel 2022 la Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes.

Partendo dall’omonimo romanzo dello scrittore e rivoluzionario russo Aleksandr Grin, Marcello ci trasporta nella Normandia del primo dopoguerra dove vive il reduce Raphaël, artigiano del legno, assieme alla figlia Juliette che, dopo la morte della madre, è stata cresciuta dall’affettuosa Adeline. In questa Francia rurale, il trio vive emarginato e malvisto dai vicini in quanto non originario del luogo, ma soprattutto per il carattere libero e fiero della ragazza. L’incontro con una maga, che predirà a Juliette l’arrivo delle vele scarlatte, cambierà il destino e la vita della giovane.

Forte di una fotografia che ci riporta ai colori propri del cinema in pellicola, Marcello dipinge una storia che si trova in un altro mondo e in un altro tempo e nella quale la guerra appena finita o quella che verrà di lì a poco restano quasi totalmente sullo sfondo. Lo stesso Raphaël, che ha vissuto gli orrori della battaglia, riesce a trovare una sorta di pace personale realizzando giocattoli in legno che lo trasportano in un’altra dimensione poco radicata nel reale.

Se nel precedente Martin Eden avevamo il vano tentativo di elevarsi socialmente attraverso la cultura, ne Le vele scarlatte la rivoluzione parte dall’interiorità dei protagonisti e prosegue senza il bisogno di una conferma da parte di altri. Adeline, Raphaël e Juliette sono persone forti e determinate, totalmente consapevoli dei propri ruoli e delle proprie capacità e, proprio per questo, in grado di andare oltre le ridicole dinamiche del loro villaggio. Dotati di una spiccata vitalità (soprattutto Juliette), il loro sguardo si muove verso l’avvenire evitando di restare imprigionato dall’ambiente che li circonda. Per questo Jean, giovane aviatore caduto dal cielo come per miracolo, sembra quasi perdere il proprio ruolo salvifico di principe azzurro delle fiabe, rivelandosi “semplice” figura di passaggio per trasportare Juliette lontano da quei luoghi.

Sono le vele scarlatte – peraltro divenute in Russia simbolo del passaggio all’età adulta in un’affascinante celebrazione che si tiene ogni anno alla fine di giugno – quelle alle quali aspira la ragazza coltivando la bellezza e l’armonia. Sono loro che rappresentano il suo desiderio di emanciparsi e trovare così la propria vera strada.

Marco Mastino

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