Con uno spettro che va dall’archeologia al futuro più remoto, Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi tenta di raccontare una piccola storia concettuale di Internet, filtrata dallo sguardo di uno dei più importanti registi e documentaristi viventi. Diviso in capitoli, con una precisa scansione temporale e narrativa, il documentario riflette sul mondo della rete insieme a una serie di personaggi più o meno importanti (e più o meno attendibili): dai pionieri ai critici, dalle vittime agli studiosi, passando per entusiasti e sovversivi.
Non si tratta ovviamente di un racconto neutro o (presunto) oggettivo quanto, piuttosto, di un piccolo trattato filosofico per immagini, nel quale l’autore interviene a più riprese, interloquendo con gli intervistati e riflettendo ad alta voce. Lungi dallo schierarsi tra le file degli apocalittici o degli integrati, Herzog porta sulla scena il suo stupore nei confronti degli enormi sviluppi di una tecnologia della quale non sembriamo più poter fare a meno. Incontreremo chi ne è diventato dipendente e ora si trova in una clinica riabilitativa; chi ha contratto un’allergia alle radiazioni della rete e si trova costretto a vivere in un villaggio isolato; chi, infine, sta organizzando una spedizione su Marte per tentare di esportare la civiltà in caso di emergenze.
Ciò che emerge è il quadro di un’umanità sempre più legata a una tecnologia che sta plasmando il nostro modo di pensare. Accanto alle fantasmagoriche possibilità offerte da un mondo integralmente interconnesso, Herzog fa agire un cauto ma preoccupato controcanto: e se la tecnologia dentro la quale stiamo condensando tutto ciò che siamo scomparisse improvvisamente, che ne sarebbe di Homo Sapiens?
Herzog evita di cadere nella trappola di un semplice ritorno allo stato di natura: che l’uomo sia già (forse da sempre) un ibrido postumano, è fuori di dubbio, così come è altrettanto indubitabile un futuro nel quale le macchine avranno un ruolo sempre più importante nella nostra quotidianità. Ciò che forse manca, sembra dirci, è un’adeguazione del nostro sistema di valori e conoscenze a un futuro che sembra andare più veloce dei nostri stessi pensieri. Ciò che in fondo internet rappresenta è la velocità, l’imprevedibilità di un fenomeno in evoluzione che richiede, per poter essere perlomeno gestito, uno scatto in avanti dell’umanità. I curiosi personaggi portati sulla scena da Herzog, a modo loro, sembrano andare in questa direzione.
Lo and Behold (in italiano “ecco, guarda”), accompagnato da una colonna sonora dal sapore “cosmico” curata tra gli altri da David Byrne, è insomma un documentario pieno di idee e felicemente parziale, risultato dell’incontro tra la curiosità – filosofica, ma anche ironica – di un grande regista e il più grande fenomeno storico-culturale degli ultimi quarant’anni.
di Giulio Piatti