Giunto al suo quinto lungometraggio, Jeff Nichols sceglie di raccontare le vicissitudini dei coniugi Loving (Richard e Mildred), coppia interrazziale che, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, lotterà per il riconoscimento del proprio matrimonio all’interno dello stato della Virginia. I due affronteranno arresti, minacce, allontanamenti fino a che il caso non approderà alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Nichols basa il proprio racconto su un documentario del 2011 prodotto dalla HBO, scegliendo un tono “piano”, intimistico. L’attenzione è infatti posta sul rapporto tra i coniugi, sui loro sguardi, su un amore capace di tenere insieme dignità, semplicità, quotidianità e sentimento. Poche le parole scambiate – dal marito (Joel Edgerton) in particolare – ma forte, inestirpabile, meravigliosamente priva di dubbi appare la connessione tra i due, anche nei piccoli litigi e nelle differenze di carattere. Richard, muratore, è schivo, ma pieno di autentica bontà e di silenziosa solerzia; Mildred (una splendida Ruth Negga) è vivace e solare, intrisa del più dignitoso senso civile.
Dopo il primo arresto, e il conseguente processo, i coniugi sono obbligati a lasciare la Virginia, trasferendosi a Washington, ma mantenendo una forte connessione emotiva con la terra natìa, nella quale si ristabiliranno poi in clandestinità. L’incontro con la storia, con Martin Luther King e JFK, poterà Mildred a contattare l’Unione Americana per le Libertà Civili: qui nasceranno i primi screzi tra la più attiva Mildred e Richard, più prudente e spaventato. Il rapporto con i giovani avvocati dell’Unione, decisi a scontrarsi con l’intero stato della Virginia, traghetta quindi la storia verso una dimensione più ampia, fatta di interviste, reportage, processi, diffusa attenzione mediatica. A ogni successivo passaggio narrativo, rimane tuttavia immutata la semplicità del sentimento che pare accompagnare i due protagonisti: Nichols insiste così sulla perseveranza di due uomini che non vogliono trasformarsi in eroi o paladini, ma la cui lotta appare come una quieta e naturale protesi del loro essere (l’assenza di rabbia in Richard è ammirevole nella sua assoluta singolarità).
Loving convince, insomma, per la sua capacità di raccontare, con ellissi e pudore, una storia americana che, riletta oggi, ha l’effetto di un chiaro reminder politico – e non soltanto per la comunità afroamericana. Nonostante l’inevitabile schematicità della narrazione, che vuole essere prima di tutto testimonianza, Nichols ci mostra con precisione chirurgica lo stile, l’eleganza e il rigore della dignità.
Giulio Piatti