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Marcel!

Il Festival di Cannes è un luogo magico di trionfo per Jasmine Trinca: vent’anni fa si trovava lì con il primo film da attrice per La stanza del figlio di Nanni Moretti, vincitore della Palma d’Oro, e ora è regista della sua opera prima, presentata come Proiezione Speciale. Marcel! è il titolo ma è anche il cane protagonista ed è l’unico ad avere un nome. Gli altri personaggi si identificano solo nel ruolo di Madre e Figlia come se fossero immobili nella loro posizione, maschere di una rappresentazione da ripetere all’infinito. Infatti, lo spettacolo “Toujours Marcel”, viene replicato dalla Madre, artista di strada, ogni volta come un rito, in onore proprio del suo cagnolino. A lui dedica tutte le cure possibili, il suo affetto materno mentre la Figlia, frustata, vorrebbe ricevere approvazione da lei. Siamo in una dimensione sospesa, vuota come i pomeriggi d’estate tra le strade della periferia romana. Non sembra esserci la possibilità dell’azione e dell’evento, una svolta che inneschi la progressione della storia, una qualsiasi. È una specie di tempo essiccato, in cui le persone e le cose si prosciugano fino ad apparire come figure sottili che si muovono a scatti in uno spazio astratto. Non c’è margine di cambiamento e di libertà. Tuttavia il racconto è punteggiato in capitoli che delineano un percorso di trasformazione e di evoluzione. Quindi qualcosa accadrà, qualcosa rimetterà in moto le cose e riaprirà lo spazio interiore. Uno strappo, una crisi che spalancherà una voragine ancor più grande, ormai impossibile da sostenere senza un rimedio.

Un racconto personale, intimo, anche doloroso, che esplora la difficoltà dei rapporti, il peso dei ricordi, il bisogno d’amore e l’incomprensione che cresce nelle crepe della solitudine. Ma anche la grazia della riconciliazione e l’amore incondizionato per l’arte. “All’arte si deve la vita”: rivendicazione della sincerità dello slancio passionale e del sacrificio della coerenza. L’arte è la fonte vitale del personaggio di Alba Rohrwacher ed è anche ciò che la allontana dalla vita reale, ma al tempo stesso è il mezzo con cui madre e figlia trovano un proprio canale di comunicazione. La bambina, infatti, interpretata da Maayane Conti, è a sua volta una musicista, suona il sassofono. E, da attrice, Jasmine Trinca riesce a trovare la complicità delle sue protagoniste, ma anche delle sue interpreti di contorno che regalano le loro apparizioni. Sono loro i personaggi femminili a costruire la galleria di figure centrali, mentre i personaggi maschili sono relegati ai margini, consegnati al silenzio. Un’autrice che realizza un film tra favola e realtà, capace di guardare a maestri come Fellini e Chaplin, senza essere fagocitata dalle loro ombre.

Alexine Dayné

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