Tre amiche a tavola ridono e scherzano raccontandosi i piccoli problemi del loro lavoro. Una scena quindi più che familiare, se non fosse che si tratta di tre prostitute marocchine che si guadagnano da vivere vendendo il loro amore a Marrakesh. Così si apre il film di Nabil Ayouch, presentandoci le tre protagoniste ‒ a cui si aggiungeranno altri personaggi nel corso del film ‒ spensierate, divertenti e sorridenti, ma già mostrandoci che dietro a quel sorriso si intravedono donne ferite eppure ancora combattive. L’opera di Ayouch si basa infatti sulla dicotomia, sulle contrapposizioni volte a smascherare l’ipocrisia di una società che giudica e rigetta queste donne, ma che è sempre pronta a sfruttarle. I clienti infatti non mancano mai in una città che nega addirittura l’esistenza della prostituzione; le famiglie si vergognano delle prostitute, ma accettano di buon grado il loro denaro, e la polizia chiude un occhio laddove può trarre un guadagno.
Le critiche mosse contro Much Loved in patria, dove è stato addirittura censurato, dimostrano quanto questo sia in realtà un argomento attuale, uno scorcio onesto e veritiero della società marocchina. Ayouch infatti sembra voler raccontare questa realtà in maniera quasi documentaristica, da molti erroneamente scambiata per un’intenzione voyeuristica, così da portare alla luce, in maniera cruda, una questione così spinosa per il Marocco. Per questo le scene sono spesso molto lunghe, quasi prive di una vera narrazione, come improvvisate: lo spettatore è costretto a guardare senza filtri, senza tagli, la routine delle serate di Noha, Soukhaina e Randa, che vengono studiate da cima a fondo dai clienti e trattate come bestie. Infatti, per quanto siano numerose le scene di sesso e di violenza, sono i momenti che li precedono ad essere terribilmente difficili da sopportare.
Le umiliazioni che le ragazze devono subire, le frasi e i gesti dei clienti: assistiamo inermi a questo teatrino della disperazione all’interno del quale le ragazze continuano a recitare la propria parte, sorridendo e ringraziando. Sono donne che combattono per mantenere viva la speranza di un futuro migliore e Ayouch le mostra senza inutili fronzoli, sfruttando ogni aspetto per rappresentarle nella maniera più onesta possibile, tra discorsi volgari e scene spinte, ripetendo la loro routine più e più volte, come insistendo per impedire che la loro realtà possa venire negata dall’ipocrisia di una società che finge di non vederle.
Presentato a Cannes nella sezione Quinzaine Des Réalisateurs, Much Loved ha sicuramente attirato l’attenzione della critica sia per l’ottima regia sia per l’incredibile interpretazione di tutti gli attori, tra i quali spicca notevolmente Loubna Abidar, che è stata in grado di rendere con intensità sullo schermo tutte le sfaccettature del personaggio di Noha. In patria il cast e il regista hanno ricevuto minacce e attacchi fisici e verbali: la stessa Abidar ne è stata vittima a Casablanca, e ha denunciato l’attacco tramite un video che lei stessa ha diffuso in rete.
Alessia Gasparella