Presentato in apertura alla sedicesima Giornata degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, Only The Animals è tratto dal romanzo noir francese Seules les bêtes, scritto da Colin Niel nel 2017. Dell’opera letteraria il film non conserva soltanto il titolo, ma anche la struttura, articolata in cinque capitoli distinti, in cui ogni personaggio offre il proprio punto di vista sulla vicenda da cui ha origine la storia. Tutto ha infatti inizio con la scomparsa di una donna, Evelyne – alias Valeria Bruni Tedeschi, la cui automobile viene ritrovata abbandonata sul ciglio di un’innevata strada di montagna, immersa nell’altopiano rurale francese. Mentre la polizia indaga, i cinque protagonisti comprendono di essere collegati, più o meno intimamente, alla sparizione della donna.
Ciascuno di essi cela dentro di sé un segreto, che non ha intenzione di rivelare, ma che lo spettatore potrà conoscere col progredire della vicenda, venendo a capo di un enigma dal finale del tutto inatteso. Dominik Moll, regista di questo adattamento noir ben congegnato, in equilibrio tra le dinamiche del genere e l’indagine psicologica, realizza un’opera in cui la definizione dei personaggi diviene più importante persino della risoluzione del mistero. Lo spettatore ricostruisce, un tassello dopo l’altro, scendendo nell’animo di ciascun protagonista, ciò che è accaduto nelle ore precedenti alla scomparsa di Evelyne, grazie a un intreccio sapientemente realizzato per condurlo dal panorama freddo e austero della campagna francese al contesto rumoroso e soleggiato dell’Africa. La particolarità dei luoghi geografici, le cui differenze sono volutamente accentuate, serve a Moll per mettere in evidenza come, al di là della latitudine, amore e denaro siano i motori di ciascun individuo. I protagonisti della vicenda desiderano a tal punto l’amore, seppur disfunzionale e squilibrato, da riuscire a inventare sentimenti in realtà inesistenti, creati dal solo potere dell’immaginazione: è in questa capacità di credere che, nonostante il patetismo, Moll scorge la bellezza. L’opera, per quanto pervasa da un sentimento di pessimismo, ha il pregio di mettere in luce le dinamiche della contemporaneità e le sue disuguaglianze economiche, sempre più acuite dall’attuale, sconsiderata, globalizzazione. Come nella storia narrata, esiste un fil rouge universale, un legame che unisce ciascuno di noi, rendendoci sempre più interconnessi. Si vorrebbe trovare nell’amore il collante di ogni relazione, lo scudo protettivo a difesa di tutti i mali, e, invece, non resta che il cupo presagio di un’umanità perduta, desiderosa di essere amata e altrettanto incapace di dare significato a tale sentimento, chimera per tutti e lusso di pochi.
Valeria De Bacco