Storia di adolescenza e omofobia, Rara, film di debutto della regista cilena Pepa San Martin, premiato al festival di Berlino e di San Sebastian, mette in scena la quotidianità serena, in una dimensione ammantata di dolcezza e spensieratezza, di una famiglia premurosa ma vivace, composta da Sara, tredici anni, sua sorella Catalina, la loro madre Paula, e la sua compagna Lia. L’amore e la dedizione con cui le due donne crescono ed educano le bambine è l’elemento forte dei primi momenti della narrazione, avvolge gli spettatori tra sorrisi, coccole e dichiarazioni d’affetto, e ha l’effetto di accompagnarli con delicatezza e pudore in quel clima di insicurezza e disagio che Sara si trova inaspettatamente a dover affrontare. Il mondo incantato e sicuro che la circonda pian piano, improvvisamente, cambia, e lei assieme a lui; l’ ingenuità e l’innocenza della sorella più piccola le sbattono in faccia la stranezza (o meglio si dovrebbe dire la rarità) di avere due mamme, e quando il padre decide, anche a seguito di alcune sue confidenze, di chiedere l’ affidamento esclusivo delle due figlie, la situazione precipita e dà l’avvio a una serie di litigi e incomprensioni nella famiglia di Sara che condurranno ad un’aspra battaglia legale tra i due ex coniugi.
Ciò che colpisce positivamente di questo film è, inoltre, la vicinanza a quei teen movie nei quali si raccontano le traversie e i turbamenti emotivi dell’adolescente alle prese con le prime difficoltà della vita, vicinanza che non stride mai con la serietà, e a volte anche la drammaticità, della vicenda principale. La sensazione che ne deriva, in effetti, non è quella di un intermittente alternarsi chiaroscurale di comicità e tristezza, ma di una fluente ed equilibrata amalgama dove tutto si tiene e si riassesta, per accompagnare in modo più aderente possibile il percorso, confuso e inaspettato, di comprensione e scoperta della piccola ma già grande Sara. L’equilibrio e la delicatezza coi quali viene dipinta l’adolescenza proseguono e si riaffermano nel mettere a tema l’omosessualità femminile, al punto che forse non è del tutto corretto definire Rara come un film sull’omofobia: nessuno slogan né denuncia politica infatti, ma solo una lucida e semplice naturalezza nel raccontare una relazione tra due donne, filtrata dallo sguardo, parziale ma realistico, di due bambine e della società.
di Enrico Zimara