In una Trieste costantemente illuminata di grigio, nelle pallide stanze di una casa visibilmente vecchia, si trascina il matrimonio, freddo e silenzioso, di Rosa (Lunetta Savino) e Igor. Cessato, ormai, il fracasso delle figlie che tornavano da scuola; immobili e un po’ polverosi, adesso, gli oggetti nelle loro camerette. Una di loro, Nadia, sta per sposarsi e, l’altra, Maja, non c’è più, un giorno ha preso il largo con la sua barca e non è più tornata.
La macchina da presa ondeggia con delicatezza nella quotidianità dei due protagonisti, indugia sui loro movimenti, lenti e un po’ rigidi, fermi come sono nella difficoltà di superare il lutto così grave di una figlia. I loro giorni sono vissuti perlopiù nutrendosi dell’assenza di Maja: Rosa passa ore nella sua camera, ancora zeppa di oggetti, lasciati intatti, quasi a testimoniare l’esistenza della ragazza, come a dire che, in fondo, siamo gli oggetti che abbiamo avuto, e che verremo ricordati per quelli. “Io voglio stare con i vivi, e non con i morti come fai tu!” le ripete spesso Igor, ma per Rosa l’elaborazione del lutto è ancora lontana: del tutto disinteressata ai preparativi del matrimonio di Nadia, vive trincerata nel passato, portando testardamente i capelli sempre nella stessa maniera e cercando di ostacolare in tutti i modi la vendita dell’abitazione; tentativo, quest’ultimo, messo in atto dal marito per “cambiar vita”. Inaspettatamente, Rosa, un giorno, trova la via d’uscita varcando il portone di una parrucchiera che si diletta anche nella vendita di sex toys per signore. Lo spazio del salone è molto diverso dalla sua vecchia casa affacciata sul mare: rumoroso e vivacemente colorato, pregno del presente, di donne che osano perfino pensare al futuro e al cambiamento: che sia un nuovo taglio di capelli o l’acquisto dell’ultimo modello di vibratore. Qui, nel retro di questo negozio vagamente almodovariano, nella relazione con altre donne e nella riscoperta del contatto fisico (con l’altro, prima: una carezza, una stretta di mano; con se stessa, poi: l’autoerotismo) Rosa ri- comincia a sentirsi viva, a vivere con i vivi.
Lungometraggio di esordio della regista istriana Katja Colja, nonché primo film che vede Lunetta Savino nel ruolo di protagonista assoluta, l’opera si pone come necessaria per il tema trattato: la riscoperta del piacere sessuale (e in età avanzata) come superamento del dolore per la morte. Ispirato alla figura della madre della regista, la pellicola è un raro esempio nel cinema italiano di una protagonista messa a nudo, che si mostra struccata e coi capelli bianchi, che porge la sua nudità con discrezione e compostezza.
Carolina Zimara