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Foglie al vento

Con Foglie al vento Kaurismaski porta al cinema un film colto dai contorni molto poetici, capace di indagare il delicato tema dell’amore e, al contempo, dare risalto a una visione critica sulla struttura sociale finlandese, senza farci dimenticare che in Europa, dopo 70 anni di pace è in corso una guerra. Il regista, da sempre attento alla situazione politico sociale, conclude con questo film una quadrilogia sul tema del lavoro iniziata nel lontano 1986 con Ombre in paradiso

La storia racconta l’incontro fra due solitudini, quella di Hansa e Holappa, alla ricerca della felicità e del solo e unico grande amore. Due proletari appesi ai fili precari dell’esistenza in una Helsinki vuota e desolata, senza una chiara ambientazione temporale, nella quale il riferimento del tempo non arriva dalla fotografia del film, ma dalla radio che, incessantemente, riporta le notizie della guerra in Ucraina. Holappa è un giovane operaio meccanico, un uomo buono senza una chiara direzione, che cura con l’alcool la propria amarezza e solitudine. Lei, Hansa, lavora in un supermercato come magazziniera, ma perde il lavoro venendo licenziata poco dopo l’inizio del film perché scoperta a rubare del cibo scaduto, destinato all’immondizia, che sottraeva solo per poterlo mangiare una volta a casa. Fin da subito è chiaro che i lavoratori, ma più in generale i poveri, di cui racconta Kaurismaki, non hanno diritti, solo stringenti obblighi.

Finché una sera le due solitudini si incontrano in un locale dove l’amore, nel suo potenziale, si affaccia alla storia, ma subito ne viene allontanato a causa della distanza che si crea fra i protagonisti e sarà dura per gli stessi ritrovarsi. Ambedue, nuovamente soli, cercheranno separatamente la felicità e la rinascita, l’uno smettendo di bere alcool, l’altra scegliendo di prendersi cura di sé adottando un cane di nome Chaplin, ma sempre in fondo un po’ attendendosi.

L’amore trionfa, senza eccedere, in una storia in cui fa riflettere il percorso casuale che le vite possono prendere e quanto possa essere facile perdersi. I destini volteggiano senza direzione, proprio come foglie, perché non tutto dipende dalle proprie scelte, specialmente se si è poveri, ma forse in generale il regista ci ricorda che siamo meno liberi di quanto vorremmo essere e, come foglie al vento, riusciamo solo a scivolare verso il nostro inevitabile destino.

Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto due candidature al Golden Globes, cinque all’European Film Awards, una per il premio César e una per il British Independent Film Award. 

Francesca Coccolo

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