Dopo tre anni dal suo ultimo film Tenet (2020), il regista Christopher Nolan torna nelle sale cinematografiche con l’opera biografica Oppenheimer (2023) rientrando nella classifica italiana dei film col maggior incasso di sempre. Ma a rientrare nelle sale, dopo ben venticinque anni, è anche il film che segna il suo esordio come regista, Following (1998). La pellicola, diversamente dai suoi lavori successivi, viene prodotto e girato in pochissimo tempo e con un budget low-cost.
Con un’unica cinepresa Nolan insegue le vicende del giovane scrittore Bill in una Londra immersa nel bianco e nero. Bill sembra perdersi in quelle strade senza tempo, pedinando i passanti in cerca di storie interessanti visto che nulla lo stimola veramente nella sua vita monotona. E tra quei passanti incontra Cobb, giovane e di bell’aspetto, deciso e sicuro di sé, è la versione migliore di Bill. Cobb sembra conoscerlo meglio di sé stesso, sembra potergli leggere nel pensiero come il grillo parlante con Pinocchio. Ma Cobb non è un semplice passante, è un ladro che si infila nelle case altrui, pronto a rubare qualche segreto nascosto. Ed ecco che Il film prende subito una piega verso il genere noir: lo richiama l’ambientazione cupa, i vestiti fuori tempo di Cobb in giacca e cravatta e infine l’arrivo di una giovane donna dai boccoli biondi, una femme fatale, anche lei piena di segreti. Una Ingrid Bergam degli anni Novanta, di cui Bill rimane ossessionato. Talmente tanto che cambia radicalmente, uscendo fuori di sé, diventando sempre più simile al suo partner in crime Cobb.
Ed è in questo cambiamento che Nolan mette la sua firma di regista. Quello che lo contraddistingue, infatti, è la rappresentazione della realtà che in molti film è un velo sottilissimo. Lo spettatore viene stimolato a distinguere il vero dal surreale grazie ad aiuti esterni, come le fotografie e il bianco e nero nel film Memento (2000) o come oggetti in movimento nel film Inception (2010). In Following invece la realtà non si riesce a distinguere dall’immaginazione di Bill, e fino all’ultimo lo spettatore è lasciato libero di interpretare ciò che vede: la relazione con la ragazza succede veramente? Cobb esiste solo nella testa di Bill o è reale?
Un film senza un tempo preciso come senza tempo sono i film che Nolan vuole omaggiare con il suo esordio cinematografico, richiamando i primi film newyorkesi hard-boiled (La Città Nuda di Jules Dassin, 1948), o i film del regista inglese Alfred Hitchcock, maestro della suspense e caposaldo del cinema thriller. Bill infatti è come il protagonista de La finestra sul cortile (Alfred Hitchcock, 1954) L.B. Jefferies (James Stewart) che con sguardo voyeuristico guarda gli eventi davanti a sé, ma saranno realtà o pura finzione?
Alice Zoja