Cosa resta di una relazione ormai finita? Che sensazioni ha vissuto l’altra persona? Cosa è rimasto di quel rapporto nella memoria di entrambi? Queste sono alcune delle domande che sembra essersi posta Chloé Barreau, regista francese ma italiana d’adozione, nella sua ultima opera, Frammenti di un percorso amoroso, presentato nel 2023 alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Giornate degli autori”.
L’autrice parigina, come già nel precedente film, La faute à mon père – incentrato sulla storia del padre che ha scelto di rinunciare alla vita ecclesiastica per mettere su famiglia – sceglie di partire dai video girati personalmente nel corso degli anni e meticolosamente archiviati per costruire un vero e proprio percorso emotivo e sentimentale che va oltre la mera successione temporale, trasformandosi in un intenso flusso di coscienza arricchito della viva voce degli ex partner che vengono invitati nel presente a parlare della loro relazione più o meno fugace con la regista stessa
Il contrasto tra presente e passato si intride di volta in volta di nostalgia, rabbia, malinconia, distacco, gioia e affetto senza che l’autrice fornisca la sua precisa versione di ciascuna storia, bensì lasciando cantare le intime immagini amatoriali e lasciando spazio ai racconti delle persone coinvolte.
Il titolo del film, di chiara ispirazione barthesiana – Frammenti di un discorso amoroso è uno dei libri più densi e profondi sulla difficoltà nel definire l’amore – riassume alla perfezione le intenzioni di Barreau nel fondere assieme l’idea del viaggio reale e simbolico, l’inafferrabilità della memoria, la casualità dell’incontrarsi e l’impossibilità di concludere definitivamente un rapporto. Dalla Parigi del Quartiere Latino passando per l’Italia e per Roma, il film si dipana come un filo fatto di esperienze, emozioni, incroci e vissuti dando risalto a quello che di noi rimane negli altri e del significato che ci è stato attribuito nel tempo.
Ma la grande forza di Frammenti di un percorso amoroso è quella di riuscire ad andare oltre il rischio dell’opera personale autoreferenziale e narcisistica, trasformandosi in uno spazio aperto e coinvolgente in cui ognuno di noi può immedesimarsi nella persona che lascia o in quella lasciata e tessere così una propria unica biografia amorosa inevitabilmente intrecciata a quella delle altre persone.
Marco Mastino
