Secondo lungometraggio della regista marocchina Maryam Touzani dopo Adam (2019), Il caftano blu racconta la storia di Helim e Mina, una coppia sposata da venticinque anni che insieme gestisce un negozio di caftani, gli eleganti abiti femminili della tradizione, nella medina storica di una delle più antiche città del Marocco, Salé. Mentre Mina si occupa delle vendite, Helim si preoccupa di confezionare meticolosamente gli abiti per le loro numerose ed esigenti clienti.
La routine ormai consolidata della loro quotidianità viene turbata dall’arrivo di un aiutante, Yousef, un ragazzo che i due decidono di assumere per rispondere alle richieste delle acquirenti. Il suo arrivo, infatti, inizia a minare l’equilibrio della coppia. Mina, che finora aveva sorvolato sull’omosessualità di suo marito, si rende conto del forte impatto che la presenza del giovane ha su di lui, riflettendo sulle conseguenze di questa attrazione per il loro rapporto di coppia.
Al secondo film come regista, Touzani è già riuscita a creare un suo stile: un cinema della domesticità attento alle sfumature dell’anima. I suoi protagonisti, ben interpretati da Saleh Bakri, elegante e gentile con un segreto inconfessabile, e Lubna Azabal, già interprete di Adam, dal carattere forte e intraprendente, vera padrona di casa capace di affrontare questa nuova situazione familiare con grande comprensione e saggezza sentimentale, sono approfonditi sotto il profilo psicologico con delicatezza e spessore.
Come accaduto anche nel lavoro precedente, dove le mani della protagonista si dedicavano all’impasto delle pietanze, anche qui grande attenzione è dedicata al lavoro artigianale e alla maestria di coloro che lo conducono con sapienza, calma, professionalità e talento. Esempi di una qualità che nessuna macchina potrebbe eguagliare. L’attività sartoriale di Halim è esplorata non solo come metafora delle relazioni che si intrecciano e dei ricami che le compongono, ma mostrata come valore del tempo e dell’amore che si dedicano al proprio mestiere. Nella bottega, sarto e apprendista si confrontano, ragionando insieme su come piegare il filo per rendere un ricamo più duraturo o facendo scorrere le mani su rotoli di tessuto dai colori meravigliosi, alla ricerca del tono più adatto, mentre Mina, al bancone, gestisce fornitori e clienti, difendendo il lavoro del marito e ricordando loro, e a noi tutti, che la qualità richiede sempre il giusto tempo.
Primo film marocchino della kermesse a vincere il premio FIPRESCI – acronimo della federazione internazionale della stampa cinematografica, che assegna il riconoscimento – Il caftano blu è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2022, dove ha ricevuto una standing ovation di 15 minuti.
Valeria De Bacco