Due anni dopo La padrina – Parigi ha una nuova regina, Isabelle Huppert torna a collaborare col regista Jean-Paul Salomé per un nuovo ritratto di donna intraprendente e decisamente fuori dagli schemi, questa volta a partire da una vicenda realmente accaduta.
Presentato nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia 2022, La verità secondo Maureen K. racconta la storia di Maureen Kearney, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese. Nel 2012 diventa un’informatrice, denunciando accordi top-secret che scuotono il settore. Sola contro tutti, viene assalita violentemente in casa sua e decide di denunciare il fatto. Le indagini portano però alla luce alcuni elementi che mettono in dubbio la credibilità della donna. La polizia comincia a sospettare che abbia simulato il reato e la sua carriera si compromette.
Il film intende dunque raccontare una vicenda di cronaca poco nota, mettendo in primo piano soprattutto la questione di genere. Non è tanto importante scoprire come siano andate veramente le cose, quanto far emergere il contesto in cui si muove la protagonista. Maureen, animata da buone intenzioni, lotta indomita contro uno spietato mondo maschile, che non accetta il suo ruolo attivo, che non può permettere di farsi mettere i piedi in testa da lei. I politici, i dirigenti delle grandi industrie, perfino i poliziotti non riescono a capacitarsi che continui imperterrita la sua battaglia. Maureen non aderisce al loro ideale di donna, non si lascia sottomettere, e anche se dichiara di aver subito una violenza, non vuole passare come vittima indifesa.
La verità secondo Maureen K. inizia come un thriller a sfondo politico (descrivendo il clima di paranoia della donna, accerchiata da molte minacce) e scivola poi nel procedurale, aprendosi infine al dubbio sulla bontà delle parole e delle intenzioni della protagonista. Così, la sua interprete, Isabelle Huppert, può aggiungere un altro tassello alla galleria di complesse figure femminile di cui è piena la sua carriera (da La padrina a altri titoli celebri come La pianista di Michael Haneke e Elle di Paul Verhoeven) con l’ennesima prova superlativa. Gran parte del film poggia su di lei, sulla sua capacità di donare con un solo sguardo mille sfumature ai personaggi incarnati sullo schermo. I suoi frequenti primi piani forniscono le coordinate alla narrazione e chiamano in causa direttamente lo spettatore. Come dobbiamo giudicare Maureen K.? A lei o ai suoi accusatori ci sentiamo più vicini?
Luca Sottimano