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Serre-moi fort

Volto inconfondibile immortalato da Julian Schnabel in Lo scafandro e la farfalla, poliedrico interprete che ha collaborato con autori come Steven Spielberg, Wes Anderson, Sophia Coppola o Otar Ioseliani, Mathieu Amalric è anche un apprezzato regista che, nella sua lunga carriera, ha diretto già otto film raccogliendo numerosi premi.

L’ultimo in ordine cronologico, presentato al Festival di Cannes nella sezione Cannes Premiere dell’edizione 2021, è Stringimi forte (Serre-moi fort), vero e profondo viaggio emotivo che segue gli spostamenti di Clarissa, una donna che all’improvviso fa le valigie e parte. Su una vecchia AMC Pacer la seguiamo mentre attraversa paesi, spiagge e montagne ascoltando una musicassetta in cui è registrata una lezione di piano della figlia Lucie. La bimba, assieme al resto della famiglia composta dal fratello Paul e dal padre Marc, è rimasta a casa chiedendosi dove sia finita la madre.

Iniziano così due storie parallele, quella di Clarissa e quella di Marc con i loro figli, due direzioni che il regista sceglie di farci seguire in contemporanea rivelandoci, a poco a poco, attraverso intensi flashback e poetici flashforward, piccoli dettagli che ci porteranno a ricostruire una dolorosa verità.

Film fatto di attese, incorniciato da brani di musica classica che sostituiscono spesso i dialoghi, Stringimi forte trascina delicatamente lo spettatore all’interno di un racconto familiare che emana calore a ogni scena.

Tratta da una pièce teatrale di Claudine Galéa, Je reviens de loin, l’ultima opera di Amalric si distacca totalmente dall’impianto letterale dell’opera originale e sceglie invece di narrare la fuga di Clarissa utilizzando soprattutto i suoni e i colori, fino a creare una sorta di dialogo mentale tra le due vicende filmate. Vicende che, una volta “scoperta la verità”, non perdono la loro forza, anzi ne assumono una nuova portandoci anche a ri-pensare quello che abbiamo appena visto con maggiore empatia e partecipazione.

Ed è a questo punto, quando il cortocircuito emozionale è avvenuto, che Amalric sceglie con dolcezza di accompagnare lo spettatore – e con lui anche i suoi personaggi – verso una separazione-conclusione fluida e naturale in cui ogni pezzetto e ogni ricordo trovano il posto giusto, permettendo loro di lasciar andare e andarsene.

Marco Mastino

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