Storie pazzesche è un film a episodi, girato da Damián Szifrón e prodotto da Pedro Almodóvar. E’ ambientato in Argentina e racconta, col piglio della black comedy, una serie di situazioni ordinarie che finiscono per trasformarsi in una farsa grottesca e violenta.
Si percepisce, nel succedersi dei differenti racconti selvaggi – titolo originale Relatos salvajes – una certa critica alla società, interpretata, di volta in volta, come anonima macchina di potere burocratico o covo di corruzione all’individuo, testardo, stupido o approfittatore. Storie pazzesche riesce a ricordare così, pur nel variare del tono, una serie TV come Black mirror. Dalla serialità e, più in generale, dal prodotto televisivo, il film trattiene poi, oltre alla divisione in episodi, il linguaggio della messa in scena, curato e patinato – si notino a titolo di esempio le videocamere fissate alle porte o alle macchine e le lunghe carrellate in avanti e all’indietro.
Non tutte le storie hanno la stessa qualità, a livello di scrittura: non sempre il ferocissimo umorismo nero riesce a cogliere nel segno, così come il ricercato effetto pulp non tocca il grottesco parossismo tipico, per esempio, dei film di Tarantino. Storie Pazzesche risulta più a fuoco in particolare negli episodi più lunghi, come quello incentrato sull’ingegnere Simón (Ricardo Darin), alle prese con una multa ingiusta e immerso nei gangli di una burocrazia dal sapore kafkiana. La solitudine di un uomo indignato di fronte al potere scatena allora effetti di violenza imprevedibili. Interessante è anche l’episodio dedicato alla ricca famiglia Hamilton, intenta a proteggere in tutti i modi possibili il figlio Santiago, dopo il tragico incidente automobilistico che ha causato la morte ad una donna incinta. Si respira qui un’autentica atmosfera di compravendita: la morte di una donna e del suo bambino diventano il pretesto di una trattativa al ribasso tra avvocati e poliziotti.
Il vero nerbo centrale del film si trova, però, nell’ultimo esilarante episodio, dedicato al matrimonio di una giovane coppia. Quella che sembrava un’ordinaria festa si trasforma in una vera e propria guerra strategica di posizioni e minacce, che sembra voler proseguire all’infinito. Al di là di ogni possibile evento, la celebrazione deve continuare, il rito deve essere rispettato, le apparenze salvate. Grazie ad un’ottima prova recitativa, si raggiunge qui davvero quella comicità selvaggia, appena sfiorata dagli episodi precedenti: farsa, black humour, satira e violenza trovano un felice connubio, un ferocissimo ma riuscito disequilibrio.
Storie pazzesche è un film divertente, influenzato dalla serialità televisiva e pervaso da un feroce umorismo nei confronti dell’uomo e del potere: la wilderness mostrataci da Szifrón non appartiene così più soltanto alla natura, ma sembra una potenza squisitamente umana, capace di esplodere violentemente persino a partire dalla più ordinaria delle situazioni.
Giulio Piatti