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The Quiet Girl

Prima opera in lingua gaelica candidata agli Oscar per il miglior film straniero ed esordio nel lungometraggio di Colm Bairéad, The Quiet Girl è un lieve e rarefatto racconto di crescita e formazione vincitore nel 2022 del premio della giuria al festival di Berlino nella sezione Generation KPlus. Ispirato al racconto lungo Foster della scrittrice Claire Keegan e ambientato negli anni Ottanta del Novecento, il film narra l’estate della piccola Cáit, una bambina di nove anni timida e taciturna che al termine della scuola viene mandata, a causa dell’arrivo di un nuovo fratellino, ospite dei lontani cugini Eibhlín e Seán, una matura coppia senza figli che vive in una fattoria isolata. Dopo un’iniziale difficoltà di adattamento, Cáit svilupperà un forte legame con la temporanea famiglia adottiva conoscendo, per la prima volta nella sua vita, l’affetto e la cura.

Girato con una fotografia solare e luminosa che ricorda le polaroid, The Quiet Girl parte da un plot molto semplice e scarno sviluppando, attraverso dettagli e dialoghi essenziali, una storia di formazione intensa e profonda.

Totalmente incentrata sui ritmi della natura, l’opera prima di Bairéad compie un continuo parallelo tra uomo e ambiente descrivendo con garbo le giornate della sua protagonista, una bambina abituata a parlare poco per non disturbare, che preferisce osservare ed imparare da quello che vede. Se per la famiglia “naturale”, impaziente, rumorosa e aggressiva, Cáit è fondamentalmente solo l’ennesima bocca da sfamare, per quella “nuova”, invece, assume un ruolo importante che rafforza il rapporto tra marito e moglie.

Libera di muoversi, libera di restare a contemplare i pascoli, la bimba vive sulla sua pelle l’occasione di un momento di grazia, circondata dalle attenzioni mai invadenti di Eibhlín e dalla burbera disponibilità di Seán, che ama portarla in macchina per i suoi spostamenti.

Il regista non esprime giudizi né cerca di contrapporre in modo scontato il buono al cattivo, bensì sceglie di raccontare l’incontro tra tre differenti esistenze e gli effetti che questo incontro ha su ognuna di esse. Non esiste, infatti, né un lieto fine né un finale drammatico, anzi. The Quiet Girl resta un film sospeso nel tempo e nello spazio in cui a parlare sono gli sguardi, il modo in cui i personaggi fisicamente si avvicinano o si allontanano, l’oscillare dell’erba al vento e l’aria di un finestrino aperto che scompiglia i capelli.

Marco Mastino

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