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TiGuardo_MANIFESTO

Ti guardo – Lorenzo Vigas

TiGuardo_MANIFESTO
In una caotica Caracas un po’ squallida e malinconica, Armando Marcano, facoltoso  cinquantenne, una volta smessi i panni dell’ esperto e meticoloso odontotecnico, si rifugia in un singolare quanto emozionante passatempo: si apposta ad una fermata d’autobus per adescare giovani ragazzi ai quali chiede di seguirlo nella propria casa. Una volta arrivati ha inizio una sorta di rituale erotico che prevede la svestizione, lenta e composta, del giovane ospite. A questo, inaspettatamente, non segue nessun tentativo di approccio fisico, che viene anzi categoricamente rifiutato da Armando, il cui eccitamento è provocato dagli effetti di quelle sublimi visioni di corpi perfetti e innocenti, impotenti di fronte alla generosa ricompensa che viene loro offerta per il particolare servizio. Questo meccanismo ormai consolidato subisce però un brusco contraccolpo il giorno in cui Armando porta con sé Elder, diciottenne capo d’una gang di quartiere, che gli si rivolta subito contro, prima apostrofandolo come “checca”, poi ferendolo e derubandolo. L’episodio, sorprendentemente, darà l’avvio ad un rapporto intenso e particolare, di fondamentale importanza per l’ esistenza di entrambi.

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Questo film, a tratti drammatico e a tratti d’una dolcezza commovente, è la storia d’una doppia assenza, fisica e simbolica allo stesso tempo, un’assenza che ha piegato la vita di entrambi i protagonisti verso uno stesso destino tormentato. Così, se Elder è orfano di padre, Armando vorrebbe vedere il suo morto.cinema-ti-guardo-04 In un modo o nell’altro la figura paterna, agognata e ripudiata, diviene lo spettro da cui si propagano tutti i legami che a poco a poco compongono la strana relazione tra i due, in un susseguirsi di incontri e scontri che testimoniano di un’ attrazione reciproca, intensa ma allo stesso tempo disconosciuta, perché nessuno dei due vuole dare retta all’ affetto che sta ostinatamente facendosi strada tra loro, ognuno con le proprie opposizioni e le proprie profonde paure.
Colpisce l’intensità e la durezza degli sguardi di questi due bravi attori, che sanno costruire con passione e trasporto la crudezza e la torbidità della vita dei loro personaggi, riuscendo così anche a dare l’ accesso alla loro dimensione nascosta, quella più intima e innocente, che si cela, pulsante, sotto l’oppressiva cappa di esclusione, ghettizzazione, e degrado  prodotta dalla realtà urbana venezuelana.

                                                                                                                          di Enrico Zimara

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