Una storia d’amore può davvero nascere su internet? Stéphane Robelin con il suo ultimo film ci mostra come e perché questo oggi sia possibile.
La figlia di Pierre (interpretato dalla leggenda del cinema francese Pierre Richard) è preoccupata per l’anziano padre che – rimasto vedovo – vive da eremita nella sua casa, in compagnia di superalcolici, nostalgici video e fotografie della moglie. La donna ingaggia così l’attuale genero Alex come insegnante di informatica nella speranza di far aprire all’uomo nuove finestre (virtuali e reali) sul mondo attraverso le potenzialità offerte da internet. E dal momento in cui Pierre si registra su un sito per incontri e comincia a conversare con la giovane e romantica Flora63, fingendosi Alex come un qualsiasi esperto catfish (colui che in rete mente sulla propria identità facendosi credere qualcun altro), la storia si concentra sul buffo triangolo amoroso che risveglierà dal torpore il cuore di Pierre, e non solo il suo. L’uomo, attraverso Alex e grazie a Flora, ritroverà la passione per i sentimenti che credeva perduti e un nuovo slancio nei confronti della vita.
Il regista, come in E se vivessimo tutti insieme del 2011, continua a rivolgere il suo sguardo alla terza età che si ritrova a fare i conti con la solitudine ma soprattutto con i cambiamenti dettati dal cavalcante progresso tecnologico del mondo 2.0 (come ha sperimentato qualche mese prima, con uno sviluppo narrativo differente, Massimiliano Bruno nel suo film Beata ignoranza). Un profilo per due rievoca e attualizza la pièce teatrale Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand lasciando intatto il romanticismo e il gioco dello scambio delle parti (compreso quello tra maestro e allievo che oggi, nell’utilizzo delle nuove tecnologie, vede i giovani insegnare ai meno giovani). Il vegliardo Pierre, senza troppi sensi di colpa, si serve – costringendolo a mentire – della bella presenza del trentenne un po’ apatico e insicuro Alex per conquistare definitivamente colei che ha già fatto innamorare nel mondo virtuale grazie a parole dolci e un carattere intrigante. Il film offre una fotografia realistica del mondo odierno, e lo fa con leggerezza, semplicità e sincerità. Le prime reazioni di Pierre di fronte al computer, “macchina infernale”, sono un misto tra la reticenza e la diffidenza tipiche di un anziano restio alle novità, a ciò che non conosce e la curiosità, l’eccitazione di un bambino alle prese con un nuovo gioco.
Ambientato tra Parigi e Bruxelles, Un profilo per due è una malinconica e leggera commedia degli equivoci in cui si sorride spesso – più che per le situazioni comiche – per la tenerezza suscitata dai protagonisti e che ci offre una visione alternativa a quella tanto spesso demonizzata delle relazioni nate sul web, concentrandosi sugli aspetti positivi di queste: la possibilità di far innamorare qualcuno “soltanto” attraverso la conoscenza reciproca e lo scambio di idee, pensieri, punti di vista, prima che entri in gioco l’aspetto fisico che, citando Flora, “non è tutto”.
di Loredana Iannizzi